Imola. La Filcams Cgil territoriale dice no al contratto per il settore terziario – distribuzione – servizi. L’intesa, che la Cgil contesta, e che è stato raggiunta il 26 febbraio 2011 tra Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Confcommercio recepisce integralmente l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale del gennaio 2009, ed anche il collegato lavoro. La Filcams aveva chiesto fin dall’inizio del negoziato di non introdurre tali elementi di divisione, che avrebbero impedito uno sbocco unitario, rendendosi disponibile a trovare i necessari compromessi, come già accaduto in tanti altri contratti rinnovati nel corso di questi mesi.
Secondo al Filcams si è di fronte ad forte peggioramento rispetto al precedente contratto: “E’ stata cancellata completamente tutta la precedente normativa sulla contrattazione aziendale e/o locale, ovvero, gli argomenti già contrattati nel Contratto nazionale non possono essere contrattati al secondo livello. Con la contrattazione integrativa si potrà derogare in peggio all'applicazione del Contratto nazionale. Sul salario, sono stabiliti 86 euro in 6 tranche nel triennio 2011/2013, che sono frutto dell'indice Ipca (depurato dal costo dei beni energetici erogati). L'aumento così stabilito porterà ad un lavoratore a tempo pieno al IV° livello, una somma di circa 1800 euro nel triennio, meno della metà del contratto precedente. Inoltre attraverso la certificazione dei contratti individuali e l’introduzione dell’arbitrato di equità, i lavoratori saranno più esposti ai ricatti delle aziende; i primi 3 giorni di malattia saranno pagati al 100%, solo per i primi due eventi l'anno, il terzo e il quarto evento saranno retribuiti al 50%, dal quinto in poi non saranno più retribuiti; si dà alle aziende la facoltà di uscire dal versamento Inps e pagare la malattia direttamente ai lavoratori. Questa scelta porta un forte risparmio alle imprese, ma oltre a non dare garanzie ai dipendenti, peggiora le condizioni esistenti e pregiudica il sistema pubblico; lavoro domenicale: riconferma dell'obbligatorietà stabilita dal precedente Contratto, non più prevista la possibilità di fare accordi aziendali sulla materia, fatto salvo gli accordi esistenti. Pertanto il contratto separato sancisce l'obbligatorietà al lavoro domenicale; confermate le 32 ore di ex festività, i permessi per riduzione di orario di lavoro, non saranno maturati dei nuovi assunti per i primi due anni e maturati al 50% per il terzo e quarto anno. Questa norma crea ulteriori differenze fra vecchi e nuovi assunti, pertanto i nuovi assunti lavoreranno più ore a parità di stipendio”.
La Filcams, consapevole della crisi del settore distributivo, non pretendeva “la luna nel pozzo, ma alcuni elementi in grado di rappresentare il tentativo di fare del contratto l’opportunità di un investimento qualitativo sul fattore umano (ridurre la precarietà, contrattare l’organizzazione del lavoro, migliorare la prevenzione e la tutela della salute e sicurezza). Nessuna proposta è stata accolta”.
Ora la Filcams chiede a Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, che hanno sottoscritto l’accordo separato, di accettare lche l’accordo venga sottoposto al giudizio ed al voto dei lavoratori. “La Filcams – spiega Sonia Bracone, segretario generale della Filcams Cgil Imola – rispetterà l’esito della consultazione certificata delle lavoratrici e dei lavoratori del commercio sull’ipotesi dell'accordo separato sottoscritto dalle altre due sigle sindacali, in quanto ciò rappresenterebbe una forte prova di democrazia oltre che un segnale positivo, in controtendenza, contro la deriva degli accordi separati, che stanno progressivamente indebolendo il sindacato, dando così più forza al contratto nazionale ed alla contrattazione di secondo livello. In risposta a questo, abbiamo organizzato un'imponente campagna di assemblee nei luoghi di lavoro sul territorio e diffonderemo, a tutto campo, le notizie sui contenuti negativi dell'intesa separata al fine di contrastarla. Infatti sono già previsti momenti di mobilitazioni e proteste a partire dall’assemblea nazionale a Roma il 16 aprile alla proclamazione dello sciopero nazionale il 6 maggio, che vedrà scendere in piazza le lavoratrici e i lavoratori del commercio per far conoscere e rendere visibili le loro condizioni precarie di lavoro che peggioreranno per gli effetti negativi dell'accordo separato”.

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