Imola. “Berretta rossa – storie di Bologna attraverso i centri sociali” è il titolo del libro di Valerio Monteventi e Serafino D'Onofrio che sarà presentato domenica 17 aprile 2011, alle ore 19.30 all’Altrocaffè (piazzale Vittime dei lager nazisti 5). Lettura di brani e discussione del libro con la presenza degli autori e del giornalista e scrittore Daniele Barbieri.
A seguire “Anonima Alcoolisti”, una band imolese di punk rock in un concerto acustico con rielaborazioni di canzoni storiche del movimento e della lotta. Durante l’iniziativa sarà allestito un buffet a prezzi popolari.

Berretta rossa
“Berretta rossa” è il nome di una via nel quartiere Santa Viola di Bologna, nonché quello del primo centro sociale occupato in città. Mescolando realtà e finzione e affidandosi alla propria memoria storica gli autori ripercorrono quasi quarant'anni di antagonismo bolognese. Dal Berretta rossa degli anni 1975-76, alle più recenti vicende di Isola nel Kantiere, Tpo, Livello 57, i centri sociali bolognesi sono stati laboratori di politica e cultura, fucine di lotte e di forme alternative di svago, ma anche, in primo luogo, aggregazioni di individui che hanno deciso di aderire a un comune insieme di valori. http://berrettarossabologna.wordpress.com/

Serafino D'Onofrio
È nato 58 anni fa a Napoli e vive a Bologna dal ’77. Ferroviere, scruta sempre l’orizzonte per scorgere il sol dell’Avvenire. Da qualche anno, ha gli occhiali ma l’alba del socialismo non si è ancora vista. Mentre la politica impazziva, è rimasto fermo e si è ritrovato più a sinistra di tanti altri. È stato anche dirigente sportivo, senza muoversi mai. Scrive, come un marziano, sul “Resto del Carlino”. A Bologna si è sbattuto politicamente, con alterne sfortune. È stato un consigliere comunale molesto e, per strada, ha incontrato i ragazzi dei centri sociali.

Valerio Monteventi
Ha fatto per undici anni l’operaio alla catena di montaggio della Ducati Moto, per venticinque anni il “pilone” in una squadra di rugby bolognese (sempre quella). Quando i teorici dell’operaismo accantonarono la figura dell’operaio-massa per l’operaio-sociale, lui divenne uomo dai mille mestieri: giornalista, impaginatore, stampatore, editore, preparatore atletico, ghost writer, astronauta russo in un serial televisivo, consigliere comunale, cuoco in una mensa sociale. Giornali e riviste indipendenti, «Mongolfiera» e «Zero in condotta», sono stati il suo pane quotidiano.