Faenza. Esperti a confronto per salvare il kiwi. Una coltura, quella dell'actinidia, che occupa oltre 2mila ettari nella sola provincia di Ravenna. Per salvare questa specie dal contagio da Pseudomonas syringae pv actinidiae, malattia che colpisce le piante provocandone in poco tempo la morte vegetale, si è riunita a Faenza il 19 aprile, una speciale giunta agricola di Fedagri – Confcooperative Ravenna convocata dal presidente Davide Vernocchi, alla quale hanno partecipato Tiberio Rabboni e Libero Asioli, assessore regionale e provinciale all’Agricoltura, accompagnati da Roberto Savini, assessore alle Politiche agricole del Comune di Faenza e dai presidenti di Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Coopagri e da tecnici locali. Il gruppo di esperti del settore è stato accompagnato in un tour organizzato da Agrintesa presso alcune aziende agricole socie situate nelle località di Fossolo e Marzeno, allo scopo di visitare i numerosi ettari coltivati a kiwi che circondano la città di Faenza e visionare i campi in cui si è manifestato il contagio.
Tra i problemi emersi, le difficoltà che si trovano a dover affrontare i produttori di kiwi, già provenienti da un’annata, quella del 2010, di scarso raccolto, causa le gelate primaverili; l’eventualità, non così remota, di dover pensare ad una riconversione colturale sostituendo gli impianti di actinidia con altre specie. Questa evenienza, da scongiurare secondo gli esperti, non sarebbe una soluzione indolore per l’economia del territorio perché interesserebbe tutto l’indotto creatosi intorno alla produzione e commercializzazione del frutto, e non solo gli imprenditori agricoli. Altro punto dolente di questa già difficile situazione è la ricerca, che ancora muove i primi passi rispetto al problema.
Durante il corso dell’incontro l’assessore regionale ha informato i presenti sulle decisioni prese in merito dal Comitato nazionale fitosanitario, riunitosi a Roma, che ha avanzato la proposta di divieto di nuovi impianti di kiwi per i prossimi due anni su tutto il territorio nazionale.
Dopo aver ascoltato gli esponenti di tutte le parti coinvolte nel problema, l’assessore regionale Tiberio Rabboni ha tirato le somme della giornata: “La malattia che ha colpito l’actinida – ha affermato Rabboni – non è un problema che riguarda solo la nostra regione, ma l’intero Paese e visti i casi di contagio anche in Europa, Cile e Nuova Zelanda si può dire internazionale. La mia idea è di convocare già da domani una riunione insieme al mondo della cooperazione e delle Op per condividere le scelte da attuare nel prossimo futuro. Penso ad un sistema di monitoraggio e di indennizzo per venire incontro agli agricoltori e proporrò a tal proposito un ‘rimpolpamento’ dei risarcimenti da batteriosi per l’anno in corso. C’è bisogno però che queste decisioni siano frutto di un meccanismo compartecipato”.
“E’ indispensabile, inoltre, attivare il Ministero per l’agricoltura e domani scriverò ai miei colleghi delle altre regioni per convocare una riunione nazionale in cui si prenda in esame il problema. La ricerca – ha continuato l’assessore – non può assolutamente essere fatta singolarmente da ogni regione, c’è bisogno di unire le forze a livello nazionale ed internazionale se vogliamo trovare presto una soluzione. Chiederò di verificare la possibilità di ricevere dei finanziamenti a livello europeo, anche se conosciamo le difficoltà date dal fatto che, purtroppo, il kiwi non è ancora riconosciuto dalla Ue come pianta da frutto ma viene considerato soltanto una pianta ornamentale”.
La giunta agricola si è conclusa con l’appello dell’assessore regionale agli agricoltori di continuare a rimuovere le piante nel momento in cui si riconosce e manifesta la malattia e, ai rappresentanti delle associazioni di categoria, di chiedere ai propri delegati nazionali di farsi carico di contribuire a portare all’attenzione urgente del ministro questo problema, affinché possa essere inserito in agenda con la massima priorità.
Vernocchi, dal canto suo, ha informato immediatamente il presidente nazionale di Fedagri Maurizio Gardini che ha così commentato: “La situazione è molto preoccupante. In questa fase Confcooperative sceglie, come sempre, di essere vicina ai propri soci puntando a sensibilizzare le istituzioni affinché si trovino risposte multiple a questo grave problema. Il rischio è che cambi lo scenario economico e produttivo delle nostre aziende e non è più sufficiente sperare che l’evoluzione della malattia possa essere contenuta. Dobbiamo essere pronti a fornire la massima assistenza alle imprese che coltivano kiwi e contemporaneamente proporre alternative produttive ai nostri soci anche se l’ipotesi di sostituire la coltivazione del kiwi a Marzeno o Brisighella, vista l’estensione delle piantagioni, è molto difficile. Ma il rischio che le aziende chiudano è troppo alto e, accanto alla ricerca e al sostegno economico e finanziario dei nostri soci, è oggi di fondamentale importanza trovare un’opportunità produttiva alternativa che non metta in ginocchio le nostre aziende agricole”.