Settimana più corta del solito quella appena conclusa, a causa della chiusura dei mercati, venerdì scorso, per le festività pasquali. L’anomalia della settimana però non è stata nella durata, più breve del solito, bensì nel fatto che, forse per la prima volta nella storia della finanza, l’annuncio di un rating ribassato ha fatto salire il valore delle attività da questi giudicate. Lunedì scorso Standard & Poor’s ha minacciato di togliere la tripla A ai Treasury americani declassandone contemporaneamente l’outlook da stabile a negativo e, paradossalmente, i prezzi dei titoli di stato USA si sono rafforzati limando di qualche centesimo i relativi rendimenti. Ma, se tutto questo era già di per se alquanto inusuale, lo stupore è ulteriormente cresciuto quando, da martedì hanno cominciato a guadagnare anche i mercati azionari, le quotazioni dell’oro e dell’argento hanno raggiunto nuove quotazioni record, il prezzo del petrolio è tornato sui massimi di periodo e il rame, assieme a tutte le altre materie prime, ha fatto un bel salto all’insù. Come spiegare tutto questo? Qualcuno ha sottolineato che l’iniziativa di Standard & Poor’s non sia una notizia perché tutti sanno che il debito pubblico Usa presenta elevati rischi di controllo. Tutto ciò è sostanzialmente vero, però i mercati avevano reagito in maniera alquanto diversa in occasione di annunci analoghi riguardanti il debito pubblico di Spagna ed Italia, per esempio, seppure, anche in quei casi, i problemi fossero da tempo noti. Altri analisti hanno invece sostenuto che, visti gli incidenti di percorso subiti dalle agenzie di rating negli ultimi tempi (Lehman su tutti), queste ultime non godono più di grande attenzione da parte dei mercati. Probabilmente la verità, come al solito sta in mezzo: l’avvertimento costringerà l’Amministrazione Usa ad affrontare seriamente il problema deficit in una situazione non ancora troppo compromessa.
Sul versante dei dati macro continuano ad arrivare segnali positivi dal settore manifatturiero dell’Area Euro. Il relativo indice PMI risulta infatti in miglioramento a 57,7 dal 57,5 precedente, mentre quello relativo ai servizi rallenta da 57,2 a 59,9 per un indice composito che torna a 57,8 dopo essere sceso a 57,6. Qualche luce finalmente dal mercato immobiliare USA dove, dopo il forte declino, torna a crescere sia il dato sui permessi edilizi concessi sia la vendita di case esistenti.
Sui mercati azionari, per i motivi già menzionati, abbiamo assistito ad una settimana che potremmo quasi definire spavalda e che ha permesso ai listini di recuperare velocemente le posizioni perse riportando gli indici americani ad un passo dai massimi di febbraio e mostrando segnali di forza anche in quelli europei. Hanno manifestato vivacità i settori delle materie prime, dell’energia e della tecnologia. Mostra difficoltà invece il comparto finanziario che sta facendo fatica a trovare una strada di equilibrio perché la comunità finanziaria ritiene che la maggior parte delle banche debba per forza passare attraverso nuove ricapitalizzazioni per poter operare in regime di tranquillità e in particolare offrire alle imprese un mercato del credito più qualificato.
Le ultime trimestrali hanno fornito informazioni confortanti sia a livello di redditività e di rafforzamento del fatturato, sia di indicazioni per il futuro rivelando possibilità ancora superiori della crescita globale
L’atteggiamento di fondo rimane tuttavia guardingo sulla situazione generale e in relazione alla sostenibilità della crescita, alle politiche monetarie, all’inflazione e ai debiti sovrani. Vediamo le variazioni della settimana dei principali indici: FTSE Mib -2,58%, FTSE Italia All Shares -2,48%, ESTX50 -1,62%, S&P500 +0,69%, Nasdaq Composite +1,43%, Nikkei -0,88%. Questi i principali appuntamenti attesi per questa settimana: mercoledì 27 vendite al dettaglio in Giappone e PIL in Gran Bretagna; giovedì 28 indice PMI, disoccupazione, produzione industriale e prezzi al consumo in Giappone, disoccupazione in Germania e PIL negli Stati Uniti; venerdì 29 disoccupazione in Italia, prezzi al consumo, disoccupazione e fiducia consumatori Area Euro, indice fiducia consumatori Università del Michigan negli Stati Uniti.
Tassi: continua l’ascesa dell’euribor
Per quanto riguarda le banche centrali, in settimana si riunirà la BoJ per decidere il livello di tasso d’intervento giapponese. Le previsioni sono unanimi per un nulla di fatto.
Sul mercato della liquidità interbancaria continua la lenta ascesa dei tassi euribor a chiusura della settimana fanno segnare questi livelli: 1,191% sulla scadenza a un mese, 1,356% a tre mesi, 1,655% a sei mesi ed infine 2,126% sulla scadenza a dodici mesi. In controtendenza invece i che chiudono la settimana in ribasso al 2,03% il contratto dicembre e al 2,22% il contratto marzo 2012.
Sul mercato dei titoli di stato la settimana è stata caratterizzata da volumi decisamente pre-festivi e dal riacutizzarsi delle incertezze circa la crisi dei debiti sovrani che hanno avvantaggiato i titoli core. I timori per una ristrutturazione del debito greco ha portato all’aggiornamento dei nuovi massimi storici di rendimento per Grecia, Portogallo ed Irlanda. In particolare lo spread Grecia-Germania è salito oltre il 10% sulla scadenza biennale e addirittura ben oltre il 20% sulla scadenza decennale. Per parte loro i titoli governativi benchmark tedeschi e americani hanno chiuso la settimana con rendimenti in lieve calo rispettivamente all’1.76% e al 3,26% per il biennale e il decennale tedeschi e allo 0,64% e 3,36% per il biennale ed il decennale statunitense.
Cambi: settimana favorevole all’Euro
L’annuncio di Standard & Poor’s ha mostrato i suoi effetti più immediati sul cambio Euro/Usd che, lunedì, ha portato il cross a violare velocemente al ribasso quota 1,42 per poi recuperare e riassestarsi poco sopra i livelli della settimana precedente. Le vendite sul biglietto verde sono dovute a movimenti di carry trade fondati sulla convinzione che la FED possa essere tra le ultime banche centrali ad abbandonare la politica dei tassi eccezionalmente bassi.
Euro in recupero anche contro Yen in area 120; Yen che, a sua volta si rafforza contro Dollaro risalendo fino a quota 82. Si indebolisce anche la Sterlina contro la moneta unica dopo i verbali pubblicati dopo l’ultimo incontro BoE che hanno evidenziato come le prospettive inflazionistiche non siano mutate in maniera sufficiente per alterare l'impostazione della banca centrale.
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