Potrebbe esserci all’orizzonte un nuovo ticket sui farmaci. La decisione da parte del Governo e dell'Aifa (Agenzia nazionale del farmaco) di allineare ai prezzi europei i costi dei farmaci generici fuori brevetto, rischia, infatti, di introdurre, un nuov balzello che, chiaramente, peserà maggiormente sulle fasce meno abbienti di cittadini.
A lanciare l’allarme è il sindacato pensionati della Cgil, che chiesto l'apertura di un tavolo di confronto con il ministero della Salute, mentre lo Spi dell'Emilia Romagna ha già chiesto l'incontro alla Regione con l'obiettivo di sollecitare con urgenza le necessarie iniziative per evitare ai cittadini un nuovo” balzello”.
Il Servizio sanitario nazionale, se sono disponibili due farmaci uguali, ma con un prezzo differente, rimborsa al cittadino quello meno costoso. Il cittadino può ottenere qualsiasi farmaco prescritto dal medico (invece che quello equivalente con il prezzo di riferimento più basso); in questo caso deve però pagare la differenza di prezzo del farmaco che ritira e il costo del farmaco a prezzo più basso (che determina il prezzo di riferimento).
In questi giorni, la nuova normativa sulla erogazione dei farmaci fuori brevetto, che ha previsto il riallineamento del prezzo di riferimento in Italia al prezzo dei farmaci nel resto d'Europa, ha determinato la riduzione del prezzo di riferimento. Il risparmio che si attende a favore del Ssn è stato valutato in 600 milioni di euro per l'anno 2011.
Il problema è che, nel caso in cui le aziende farmaceutiche non riducano il prezzo dei propri prodotti fino all'allineamento al prezzo di riferimento stabilito dall'Aifa, la differenza va immediatamente a carico del cittadino e senza aver previsto alcuna misura di protezione. Ma così l'onere ricade solo sulla parte più debole, l'utente.
Fino allo scorso mese per un farmaco generico che costava 9 euro ed era rimborsato per 10 dallo Stato, il cittadino non pagava nulla; per l’equivalente di marca, dal costo di 20 euro pagava la differenza tra il costo e quanto riconosciuto dallo stato, quindi 10 euro. Oggi per lo stesso farmaco generico che, ipotizziamo, abbia subito una riduzione del contributo statale da 10 a 6 euro, il cittadino passa dal pagamento da 0 a 4 euro, mentre per il griffato da 10 a 14 euro. Questa diventa una vera e propria tassa occulta sulla salute, chiamando il cittadino ad integrare quanto non versato dallo Stato. “I primi a farne la spesa sono gli anziani e coloro che hanno maggior bisogno di cure – afferma lo Spi -. L'effetto di tale provvedimento, nell’immaginario della popolazione che consuma farmaci, potrebbe far prevalere la logica che, a fronte del generico, ritenuto meno buono ma che almeno era gratis, dovendolo ora pagare sia meglio la scelta di quello di marca. Pagare per pagare, tanto vale pagare qualcosa di più, ma per una marca conosciuta. Atteggiamento sbagliato ma che va solo a tutto vantaggio delle grandi case farmaceutiche, quelle che non producono farmaci generici e non certo a vantaggio del cittadino”.
Un ticket sui farmaci generici?
