Imola. “Per forza, non per amore” è il tema di un convegno internazionale sul tema dei matrimoni forzati che si terrà venerdì 27 maggio, dalle ore 9 alle 18, nella sala “Bcc Città e Cultura” (via Emilia 212).
La pratica dei matrimoni forzati, legata a tradizioni patriarcali che sono sopravvissute a lungo anche in Italia, è ancora oggi diffusa in alcune aree del continente asiatico, Pakistan, India, Bangladesh, nel Maghreb e nell’Africa subsahariana. Le vittime del matrimonio imposto, menzionato nei documenti Onu tra le violenze ai danni delle donne, sono le “spose”: giovani donne e bambine. La costrizione al matrimonio ha sempre conseguenze drammatiche sulla vita di queste giovani donne: violenze fisiche e psicologiche, segregazione, stupri, scompensi psichici e della salute, deportazione, a volte la morte.
Queste pratiche vengono mantenute anche nella migrazione, risultando ancora più incomprensibili e inaccettabili per ragazze, ma anche per molti ragazzi, che vorrebbero invece autodeterminare la propria vita.
Molte volte le madri, figure centrali nelle famiglie che migrano, rimangono schiacciate sotto l'enorme peso del ruolo che le vuole educatrici-custodi di tradizioni e che le espelle e le colpevolizza se appoggiano le scelte di libertà delle figlie.

La giornata internazionale di studio e formazione “Per forza, non per amore” si propone di fornire informazioni, analisi, dati e un approfondimento degli aspetti teorici e giuridici in Europa e Italia, sulla prevenzione e la protezione delle vittime del matrimonio imposto. Nell’incontro saranno presentati i risultati della ricerca sul tema, condotta dall’associazione Trama di Terre in Emilia Romagna nel 2009, all’interno del progetto Dialogo e integrazione interculturali. Verranno inoltre illustrati i casi concreti e le esperienze maturate dall’associazione nell'ambito dei percorsi di accoglienza, ma anche, in chiave comparata, del lungo percorso di presa di parola politica da parte delle associazioni di donne native e migranti in altri paesi: Southall Black Sisters per l'Inghilterra, Adfm (Asociation Democratique des Femmes du Maroc) e “Insat – pour femmes victimesdes violence et mères célibataires” per il Marocco. Una parte della ricerca si è focalizzata sulle criticità emerse nell’indagine dei servizi regionali: in questo senso, il convegno intende essere un’occasione per stimolare politiche adeguate. Nel corso del pomeriggio scuola, politica, servizi sociali ed associazionismo si incontreranno in una tavola rotonda per discutere di un caso specifico.
Il giorno seguente è data l'opportunità di una formazione seminariale gratuita, seppure con posti limitati, rivolta ad operatrici e operatori dei centri interculturali, delle strutture di accoglienza per donne e minori, dei servizi sociosanitari, delle scuole e del terzo settore. Il seminario rientra nel progetto “Centri interculturali, pratiche culturali, pluralismo religioso e rispetto della laicità – Un percorso formativo condiviso” della Rete regionale dei Centri interculturali ed è intitolato: “Quanto influiscono religione e tradizione nella piena attuazione dei diritti delle donne? Esperienze di associazioni femminili laiche a contatto con pratiche religiose e tradizionali nei loro paesi”. Le formatrici coinvolte saranno: Hannana Siddiqui e Meena Patel (Southall Black Sisters, Inghilterra), Mina Tafnout (Adfm, Marocco), Touria Tanani (Insat, Marocco). Le iscrizioni al convegno e al seminario successivo si raccolgono direttamente tramite il sito www.tramaditerre.org

Per maggiori informazioni: Trama di Terre, 0542.28912, [email protected], www.tramaditerre.org.