Gentile direttore e lettori,
Vi passo le testuali parole di una mia collega trasferitasi qualche anno fa a Imola per motivi di lavoro: “non conoscevo nessuno qui ed essendo sola ho scelto un appartamento in affitto in centro pensandolo come luogo più adatto alle mie esigenze: ma nessuno mi aveva detto che dopo le 19 e 30 a Imola c’è il coprifuoco, si sentono solo saracinesche abbassarsi e poi più nulla! Ma che centro è? Una desolazione!”
Riporto queste parole per riallacciarmi alle lettere e agli articoli usciti di recente sulla stampa locale su “La Fucina” che sarebbe di prossima costruzione vicino al casello dell’autostrada e mi associo alle loro considerazioni. Anche io credo che non abbiamo bisogno di un nuovo mega centro artificiale, di un’altra cattedrale del consumo: già c’è a Castel San Pietro Terme e a Faenza e si sfoghino lì i nostri consumisti della prima ora.
E desidero poter scrivere quello che penso senza introdurmi in una polemica di faziosità politica. Chiedo però al sindaco e ai suoi assessori di imbastire un dialogo con la cittadinanza, con le associazioni, con le figure professionali, con donne, bambini, vecchi e giovani per scambiare idee, proposte, per chiederci che città vogliamo, che paesaggio vogliamo abitare. Se in tanti affermiamo che questa tendenza alla costruzione vada rivista – come unica fonte economica del comune, delle ditte costruttrici e di tutto l’indotto – chiediamoci allora cosa potremmo fare per modificare questa strada che gli americani hanno intrapreso prima di noi e abbandonato perché davvero non se ne può più!, perchè porta a uno straniamento malato dei bambini, della gente e poi ci domandiamo come mai i ragazzi in tanti soffrano di crisi di panico o pensino solo ad aggiornare il loro parco-cellulare e non apprezzino scuola, parchi, mostre e musei, perché le persone non si impegnino più politicamente e non vadano a votare… basta che vadano a comprare qualcosa e hanno fatto sera!
Siamo noi, siete voi che possiamo-potete educare a un altro pensiero, a un orizzonte visivo gradevole che permette relazioni, a un paesaggio da indossare. Abbiamo-abbiate il coraggio di riannodare i fili di una tradizione dei luoghi, di cambiare questo “nuovo di una volta” ormai, che avanza ma avanza male, che costruisce appartamenti e grattacieli vuoti, inabitati perché troppo costosi e sarà pur vero che con le licenze edilizie il comune porta in cassa denaro sonante e prezioso ma presto finiremo la nostra terra e il nostro cielo perché ci viene derubato. È lo stesso problema che ha la grande Milano e abbiamo visto i suoi cittadini cominciare a dire basta! Se si è imboccata una strada sbagliata, troppo stretta, è ora di invertirla, sì è ancora in tempo se si vuole. Quello che c’è già sul territorio (ipercoop, supermercati di tutte le sigle) bastano e avanzano per avere concorrenza e una scelta adeguata per le nostre esigenze. E se è di un cinema che abbiamo bisogno, e ne abbiamo bisogno visto che al Sarti o all’Italia di Faenza si vedono sempre facce imolesi, allora guardiamo se si può fare vicino alla piazza, (cinema Trieste, lo ricordate? ex-Enal…) o nei centri sociali o nella zona dell’autodromo troppo poco utilizzata da noi della città.
Vediamo insieme cosa si può fare, se è possibile riportare gli imolesi in centro, come succede nelle città del sud che, pur avendo tanti centri commerciali, dopo le 18 di sera le vecchie vie sono stracolme di persone di tutte le età che chiacchierano, giocano, strusciano e vivono.
Chiediamoci che città vogliamo, vediamo chi ha idee davvero nuove da mettere in discussione, creiamo un’officina di pensiero, reale e nell’aere (web), di donne e di uomini “Creattivi”, ossia creativi e fattivi allo stesso tempo, che possano spendersi in prima persona anche senza bisogno di avere sempre un certo e sicuro tornaconto. In giro ce n’è, a volte basta chiedere.
Noi che vorremmo un centro più partecipato, abitato da gente consapevole di essere Centro, una “Città in transizione” verso un futuro più sostenibile, luogo di scambi e idee culturali, noi che vorremmo risollevare la città dalla mediocrità sorniona e dalla omologazione stiamo già aspettando la riqualificazione dell’Osservanza. Partiamo da lì, proviamoci, cogliamo questo vento, questa sensazione di leggera follia degli ultimi giorni per invertire la rotta… poi vediamo cosa altro manca. (Roberta Giacometti)