Meldola (FC). Una nuova ala dell'Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (Irst) destinata all'Officina radiofarmaceutica Gmp, alla Medicina nucleare e alla Medicina radiometabolica, è stata inaugurata lo scorso 27 giugno. La struttura, polo unico in Italia, diventerà uno dei principali centri nazionali ed europei totalmente dedicati alla produzione, utilizzo e sviluppo di radiofarmaci ovvero i cosiddetti “farmaci intelligenti” perché, associando la capacità di alcune molecole di “stanare” i tumori a quelle degli atomi radioattivi di marcarle o distruggerle, permette di metter a punto diagnosi accurate e terapie altamente personalizzabili. Se l’evoluzione della ricerca in medicina nucleare e radiometabolica oggi consente di riconoscere, colpire e curare alcune serie patologie quali tumori tiroidei, neuroendocrini, tumori al cervello e linfomi un ulteriore sviluppo sarà dato dai nascenti laboratori di ricerca dell’Irst e AAA, azienda che ha progettato e gestirà il ciclotrone, cuore della struttura.  
Numerosa la platea di partecipanti alla cerimonia, allestita nel giardino dell’Istituto tumori della Romagna e conclusasi con il tradizionale taglio del nastro. Tra gli interventi quello del ministro della Salute, Ferruccio Fazio che pur trattenuto a Roma per un incontro urgente con il Presidente Giorgio Napolitano sull’emergenza rifiuti a Napoli, non ha voluto mancare l’appuntamento con un saluto in diretta telefonica: “Sono dispiaciuto di non poter esser presente a questo evento – ha detto il ministro – ma i professionisti che lavorano all’Irst, tra cui il prof. Giovanni Paganelli, sono la migliore assicurazione circa l’eccellenza raggiunta dall’Istituto e il valore della nuova struttura. Colgo l’occasione per darvi una buona notizia sul riconoscimento dell’Irst come “Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico”: anticipo che le prime valutazioni tecniche sono state positive e che il prossimo 18 luglio si terrà la site visit della commissione ministeriale; mi auguro vada tutto bene e che lo stesso capiti nella Conferenza Stato-Regioni”.

Due i binari lungo i quali si sono mossi gli interventi successivi: il valore aggiunto nella lotta ai tumori apportata dalla nuova struttura e il riconoscimento dell’Irst in Irccs. Temi entrambi toccati dal prof. Dino Amadori, direttore scientifico dell’Irst: “Sono numerose le ragioni che ci permetteranno di tagliare l’importante traguardo del riconoscimento in Irccs: anzitutto il modello di area vasta che l’Irst incarna ed è di esempio per tutta l’Italia; poi la forte dotazione tecnologica che è parte della nostra mission, quindi l’attrattività verso pazienti esterni che unita all’autosufficienza pressoché totale della rete oncologica in Romagna circa i residenti nelle tre province, indica elevati valori d’eccellenza raggiunti”.

Mentre l’ing. Stefano Buono ha delineato l’organizzazione e gli ambiziosi piani di sviluppo dell’AAA, azienda che ha progettato e gestirà il ciclotrone, il dr. Giovanni Paganelli, consulente scientifico della Medicina radiometabolica Irst nonché tra gli ispiratori del progetto della nuova ala dell’Istituto ha spiegato il funzionamento dei radiofarmaci per uso terapeutico: “Sono come cavalli di Troia: una molecola porta all’interno della cellula tumorale l’isotopo radioattivo che quindi la distrugge. Una metodica che già oggi ci permette di curare con successo alcune patologie tumorali come quelle neuroendocrine. All’Irst assistiamo con successo sei-sette pazienti la settimana provenienti da tutt’Italia e anche da Spagna e Francia. Nel futuro, grazie al laboratorio radiofarmaceutico e alla collaborazione con l’AAA, cureremo tumori prostatici, angiogenesi e tumori alla mammella”.   

Puntato su futuro e presente del servizio sanitario in Regione, l’intervento di Carlo Lusenti, assessore alle Politiche della salute della Regione Emilia-Romagna: “Con il riconoscimento dell’Irst in Irccs si completa la struttura di quattro Istituti (Istituto ortopedico Rizzoli, l’Istituto in tecnologie avanzate e modelli assistenziali in oncologia di Reggio Emilia e Istituto delle Scienze neurologiche di Bologna, ndr) che sarà sostegno del sistema regionale; un sistema di ricerca capace di dare impulso a livello di cura e sviluppo economico”.
 
A seguire il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani: “Qui si è realizzato un modello d’esempio per il Paese, un modello coeso e condiviso, fondato sull’equità d’accesso di tutti i cittadini a prestazioni d’alto livello. In sanità, nella nostra Regione, è falso dire che siamo in uno stato di deprivazione, certo possiamo far meglio, recuperare gli errori ma siamo in linea con i conti e ciò è stato ottenuto senza che i cittadini pagassero a livello di qualità delle prestazioni. I risultati raggiunti in Area Vasta e all’Irst danno forza ad un cambiamento necessario nella mentalità comune che vede nella sanità solo una spesa o un diritto sancito dalla Costituzione. Sanità è anche una grande chance industriale che grazie alla ricerca, genera ricerca. Per questo la Regione ha deciso di porre tra le linee delle politiche economiche la ricerca nelle scienze della vita”.  

Chiusura degli interventi, prima della cerimonia del taglio del nastro, al padrone di casa, Roberto Pinza, presidente Irst: “Questo Istituto può esser davvero un modello di come progettare il domani, senza porsi limiti o fermarsi una volta raggiunto un obiettivo. Questo Paese ha un disperato bisogno di idee e futuro e qui i giovani sono in prima linea non tenuti nascosti”.

Il polo di Meldola, realizzato grazie ad un investimento complessivo di 6,7 milioni di euro, si estende su una superficie di circa 1.700 metri quadri e comprende quattro aree: il laboratorio per la produzione di radiofarmaci; la farmacia per la preparazione automatizzata delle terapie chemioterapiche chimiche; la divisione destinata al servizio di diagnostica con tomografo PET/CT e le camere d’infusione delle terapie radiometaboliche per la cura di tumori rari quali neuroendocrini e cerebrali.

Motore della nuova struttura Irst è il laboratorio di fabbricazione degli isotopi radioattivi, progettato e gestito da AAA (Advanced Accelerator Applications). All’interno del laboratorio – in una stanza bunker, protetta da spesse mura in calcestruzzo – è posizionato il ciclotrone, il macchinario utilizzato per produrre, in totale sicurezza per l'ambiente e le persone, la “materia prima” dei radio farmaci: gli radioisotopi a breve emivita. Una volta sintetizzato l’isotopo sarà legato a molecole altamente selettive per le cellule tumorali come, ad esempio, zuccheri o anticorpi. A questo punto il radiofarmaco sarà trasferito alle aree superiori della Medicina Nucleare Irst per essere utilizzato da subito nei pazienti che devono eseguire un esame PET/CT. La stretta collaborazione con il laboratorio sviluppato da AAA consentirà l'utilizzo di traccianti innovativi specifici per vari tumori oltre alla possibilità di istituire protocolli sperimentali per lo studio di nuove molecole. Il laboratorio di Meldola ha poi una caratteristica peculiare: quella di poter fabbricare radiofarmaci utilizzabili per fini terapeutici. Si tratta di farmaci cosiddetti “intelligenti” perché in grado di riconoscere cellule tumorali e veicolarne all’interno sostanze radioattive utili a distruggerle.