Ravenna. E’ partita da un’indagine della Squadra mobile di Ravenna l’operazione nazionale ribattezzata “Ropax”, che ha svelato un imponente traffico internazionale di migranti nel nostro paese. L’attività investigativa, coordinata dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato ed attuata in sinergia operativa dalle Squadre mobili di Bologna, Lecce e Ravenna, ha portato all’esecuzione di 35 provvedimenti di custodia cautelare in carcere e alla denuncia di 72 persone di diversa nazionalità, accusate di aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata all’ingresso illegale in Italia di cittadini extracomunitari. Sono state contestate anche le ipotesi di reato previste per la violazione del T.u. sull’immigrazione per avere promosso e organizzato l’ingresso illegale.
L’organizzazione, con al vertice soggetti di origine turco-greca, gestiva il trasferimento di cittadini clandestini (in particolare nordafricani, afgani, pakistani e iraniani) dall’Italia al resto d’Europa. Attraverso la ricezione di ingenti compensi, molti degli indagati facevano da “passeur”, cioè ospitavano temporaneamente i migranti nelle proprie abitazioni in Italia e ne curavano successivamente il trasferimento verso i paesi del nord Europa (Germania, Olanda, Norvegia o Svezia in particolare), accompagnandoli alle frontiere con documenti di identità contraffatti, alterati o illegalmente ottenuti.
L’indagine è iniziata il 13 maggio 2010 quando la Squadra Mobile di Ravenna individuò all’interno di un rimorchio frigo della motonave Ropax, partita dalla Grecia, 61 clandestini adulti e 4 bambini, di diverse nazionalità. Successivamente si scoprirono due distinte e separate rotte per favorire l’immigrazione clandestina transnazionale: un primo canale proveniva dalla Turchia e dalla Grecia e trasportava via mare in Italia persone originarie dell’Afghanistan, del Pakistan e dell’Iran, che per la maggior parte venivano poi fatte proseguire per altri paesi del Nord Europa; un secondo canale invece faceva riferimento alle rotte provenienti dall’Egitto e dalla Libia. Dall’analisi delle conversazioni telefoniche, poi, è emerso che le attività dei “passeur” si svolgevano principalmente in Emilia Romagna e a Bologna, importante e fondamentale snodo viario e ferroviario. (C.d.)