Cosa è successo in Val di Susa? Gli organizzatori parlano di 70mila partecipanti, la quasi totalità ha manifestato il proprio dissenso in maniera pacifica. Ma ciò che risulta dai media è la violenza di pochi che è bastata a scatenare le forze di polizia.
“In Val di Susa c'è una guerra. E nessun telegiornale sta dicendo la verità – afferma Claudio Guerra dell’associazione Materya. Una popolazione locale sta tentando di opporre resistenza alla costruzione di un'opera voluta da lobbies finanziarie, sostanzialmente inutile, destinata al trasporto delle merci (non è alta velocità…), dal costo pari a tre volte il ponte di Messina. I soldi destinati alla costruzione li metteranno le banche, ad un tasso del 6,2% ma la fidejussione a garanzia del prestito è data dallo Stato, quindi da noi. Entro 9 anni dovremo restituire 45 miliardi di debito alle banche che hanno finanziato l'opera. Senza tralasciare che, secondo quando affermano insigni studiosi, il costo del transito per un camion da questo valico non sarà competitivo con i costi degli altri tunnel che già esistono. pertanto rischia di essere davvero una cattedrale nel deserto”.
“La protesta, la contrarietà a queste opere è inevitabile – scrive Paolo Ermani, un tecnico torinese esperto di energie alternative -. Si sta cementificando tutto, si dice che si deve crescere ma il territorio utile è quello che è, prima o poi finisce. Come si può pensare di fare dappertutto Tav, autostrade, svincoli, raccordi, poli logistici? Se l'imperativo, il dogma assoluto, indiscutibile è che bisogna sempre crescere all'infinito, senza alcun freno, altrimenti gli altri ci sorpassano, vuol dire che oggi facciamo l'autostrada, domani ne facciamo un'altra, oggi facciamo la Tav in Val di Susa, domani la facciamo da un'altra parte, poi facciamo il ponte di Messina, poi ancora un'altra autostrada, poi allarghiamo questo o quel raccordo con la decima corsia, poi facciamo una ennesima bretella, una tangenziale, mille rotonde, poi costruiamo capannoni in ogni dove, poi poli logistici, il tutto con cemento e mazzette a fiumi. E quando il petrolio inizierà a scarseggiare cosa ci faremo con questo cemento, rotaie, acciaio? Ne mettiamo nel piatto dei pezzi e proviamo a vedere se sono commestibili? Nel frattempo infatti, in questa paranoica overdose permanente di crescita, trascuriamo l'agricoltura e le prossime crisi pesantissime in conseguenza della scarsità dei combustibili fossili e l'aumento della domanda, saranno sugli approvvigionamenti alimentari”.
Di tutto ciò, delle motivazioni della protesta, del perchè dei tanti no a questa opera si fa fatica a sapere. Verità che non fanno certo comodo a chi quest’opera la vuole fermamente.
Certo c’è la cronaca che parla di feriti sia tra i manifestanti che tra i poliziotti, ma anche di pestaggi e comportamenti inaccettabili da parte delle forze dell’ordine, come i lanci di lacrimogeni al corteo pacifico che transitava sotto ad un cavalcavia. Se ci sono violenti è giusto fermarli, bloccarli , arrestarli, ma non si può fare di tutte le erbe un fascio, come se facesse comodo presentare tutto il movimento come una frangia di violenti a cui non importano assolutamente le ragioni ambientali ed economiche del No, ma solo creare casino. Un messaggio al quale si ribellano gli abitanti di Val di Susa. Chiedono la riservatezza, le persone intervistate, e spiegano “ Per arrivare nei boschi devi conoscere perfettamente il luogo, sennò ti perdi. Nessuno di noi ha a che fare con i Black Bloc”. Risponde un altro abitante della Val Susa, “ Poi dovete dirlo che dall’alto dell’autostrada, bloccata da giorni, era la polizia che sparava giù, ai manifestanti lacrimogeni, sulle teste della gente e anche sassi. Qui in Val Susa, durante la manifestazione, la polizia sparava ad altezza uomo. In ospedale ci sono persone anziane colpite dai lacrimogeni e adesso faranno denuncia. Dovete scriverlo. E dovete anche scrivere che la zona presidiata dalla polizia non c’entra con la zona nella quale devono partire i lavori, perché è un area privata sequestrata. E’ illegale e i finanziamenti non possono arrivare. Inoltre, questi primi finanziamenti sono gli unici che arrivano prima dell’inizio lavori. I restanti miliardi di euro, arriveranno al termine dei lavori, cioè mai”. E’ un fiume in piena, il cittadino di Val Susa che ha accettato di rispondere alla nostra telefonata, ancora scosso dalla violenza dei giorni scorsi.
LA TESTIMONIANZA
Domenica in Val di Susa, a fianco dei No Tav, c’erano anche degli imolesi. Ci hanno mandato del materiale e questa riflessione: buona parte dei 47 miliardi di manovra finanziaria che il governo sottrarrà ai nostri “favolosi” redditi, addirittura, pare, bloccando la perequazione delle pensioni a partire da 1.400 euro lordi (1.000 netti!), servirà per pagare gli interessi alle grandi banche che hanno finanziato, ai privati, la Tav valsusina. C'è chi pensa ancora che la resistenza dei valligiani sia frutto di “volgare localismo” ed ottusità… Forse, c'è qualcosa che ci riguarda.
LA DUCUMENTAZIONE
Exit – La7: “La guerra della Tav”
Rainews24 – “Inchiesta No-Tav”
– Parte 1
– Parte 2
– Parte 3
No-Tav: “L'opera è una truffa”. Intervista all'ing. Cancelli”
Disastro idrogeologico
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