Bologna. Era il 2 agosto 1980. La stazione di Bologna, come ogni anno ad inizio agosto brulicava di persone, in gran parte turisti. Chi partiva e chi arrivava. L’orologio segnava le 10.25. Un boato tremendo. Il mondo si fermò. Nella sala d'aspetto di 2ª classe della stazione di Bologna, affollatissima, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. L'esplosivo, di fabbricazione militare, era posto nella valigia, sistemata a circa 50 centimetri d'altezza su di un tavolino portabagagli sotto il muro portante dell'ala ovest, allo scopo di aumentarne l'effetto. L'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investì anche il treno Ancona-Chiasso, che al momento si trovava in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina, ed il parcheggio dei taxi antistante l'edificio. L'esplosione causò la morte di 85 persone ed il ferimento o la mutilazione di oltre 200.
Dopo oltre trent’anni non si conosce ancora la verità su quella tragedia. Tra depistaggi continui non si è mai voluto dare un nome ai mandanti di un atto atroce che sconvolse l’Italia. E ancora oggi si assiste alla fuga dei politici da ogni responsabilità, perfino quella di essere a Bologna a commemorare coloro che persero la vita.
E’ il 2 agosto 2011. Nessun rappresentante sfila lungo il corteo che porterà alla stazione per la  cerimonia ufficiale. Il saluto dello Stato lo porterà, come già accaduto anno scorso, il prefetto Angelo Tranfaglia, che non parlerà dal palco ma incontrerà i parenti delle vittime a Palazzo D'Accursio, la residenza comunale. Poi sfilerà il corteo lungo via Indipendenza fino alla stazione dove parlerà solo il sindaco Virginio Merola e il presidente dell'associazione famigliari delle vittime Paolo Bolognesi. Le vittime saranno ricordate da 85 ragazzi, mentre due giovanissimi leggeranno i nomi dei morti. (Valerio Zanotti)