Spett. redazione, ecco alcune riflessioni alla lettera “Quant'è profondo il mare” di Guido Tampieri.
1 – effettivamente «è grande la confusione» come scrive Tampieri; se poi si parte da «Picnic a Hanging Rock» (ottimo film, pervaso di angoscia) come fa lui, la confusione non può che crescere.
2 – «c'è un referendum. Di cui non sappiamo quasi nulla» scrive Tampieri. Lui forse non sa. Molte/i si sono invece informati, nonostante i “grandi media” preferiscano parlarne poco e male.
3 – per esempio qui: >>>> ci sono molte informazioni e risposte dal mondo scientifico italiano alle complesse questioni che ruotano intorno al referendum di domenica; solo per dire un documento fra i tanti.
4 – su due punti Tampieri ha ragione. Il primo: il futuro è nelle rinnovabili. Ma sarebbe il caso di avvicinare il futuro, non di rallentarlo facendo altri favori ai petrolieri e contravvenendo agli impegni presi dall'Italia a COP21 ecc. Il secondo punto: i mari non hanno porte. Ovvero “agire localmente, pensare globalmente”. No ai fossili dappertutto. E per fortuna alcuni Paesi si muovono in questa direzione.
5 – che l'Eni sia «un patrimonio del Paese» è assai discutibile. A partire dal fatto che comunque si tratta di una multinazionale; Tampieri è male informato se pensa, come molti del Pd, che sia una ricchezza italica.
6 – «La condotta della signora Guidi e del suo convivente» sono interessanti come l'ennesima conferma del peso e della corruzione che ruota in Italia (e non solo) intorno al petrolio. E domenica conta, visto che al referendum si decide sul dare o non dare alle trivelle concessioni “eterne” e selvagge, cioè di fatto senza controllo.
Domenica è bene votare sì all'abrogazione di una legge insensata e pericolosa che avvantaggia pochi e danneggia i più.
(Comitato referendum sociali Imola)
PS: in generale il tono della lettera di Tampieri è quello che tanti pretesi opinionisti usano: su questioni così complesse si può decidere con sì o no? Ma la domanda successiva è: governare un Paese è facile o no? Affidare il nostro futuro a un voto ogni 4, ogni 3 oppure ogni 5 anni non è rischioso? Il nodo da sciogliere è serio. Due le strade indicate: più democrazia, partecipazione e informazione, come crediamo noi; oppure più decisionismo del governo, con meno democrazia e informazione come lavora il governo Renzi-Boschi. Ne riparleremo in autunno visto che c'è da difendere la Costituzione.