L’appuntamento è alle 14. Si preparano cartelli e striscioni. Alcune ragazze già sono al lavoro. Scrivono slogan, preparano supporti di cartone e fili di lana per appenderli al collo e fiori di carta. Rigorosamente fucsia, il colore prevalente, che col nero è il colore del movimento Non Una di Meno. Creatività in opera. Il clima è tonico e di festa. Ci si scambia pennarelli, colori; alcune si disegnano le guance col simbolo del femminismo, altre incollano i fogli al cartone.
Dentro e fuori, nel cortile, gli spazi iniziano ad affollarsi. Le lancette girano nel quadrante degli orologi e l’afflusso inizia a essere costante. Un gruppo di ragazzi porta uno striscione bianco che in pochi minuti una bomboletta riempie con lo slogan “Chi tace è complice”. L’allusione è chiara contro la violenza maschile sulle donne. Loro scelgono di non tacere. Hanno deciso di essere testimoni di un modo di essere che non condividono e non vogliono tacere. Penso che è una bella cosa e che forse questa generazione di maschi è e sarà diversa. Lo penso, lo spero.
Tanti colori anche di pelle e il coro di trama scalda la voce e prova i pezzi che animeranno il corteo. Arrivano anche le donne della Cgil. Circola un foglio, appena distribuito, con gli slogan che avranno le nostre voci. L’aria si è elettrizzata. C’è entusiasmo: a gruppi alternati, quasi in una sfida giocosa, si testa il ritmo facendo a gara su chi ci mette più energia. “La nonna partigiana ce lo ha insegnato che il vero nemico è il patriarcato”, “La notte ci piace vogliamo uscire in pace, ci piace anche il giorno, levatevi di torno”, Insieme siam partite insieme torneremo non una non una non una di meno”, “Siamo donne in lotta e in festa questa è la nostra tempesta”. Sono quelli già sentiti per le strade di Roma il 24 novembre scorso, quando una folla immensa si è riversate per le strade della capitale contro la violenza.
Il cielo è sereno ma solcato da nuvole che a tratti oscurano il sole, la temperatura è mite, quella giusta. E’ l’8 marzo, Lotto marzo, di lotta più che di festa o di festa nella lotta più precisamente.
Il cortile si riempie, è quasi l’ora di avviarsi. Le ultime istruzioni per un corteo corale. Ci sono donne con bimbi e bimbe piccoli, straniere col velo e senza velo. Tutte si sono abbigliate con un nastro, un fiore di carta, una sciarpa, un fazzoletto, tutti rigorosamente fucsia.
Imola, come moltissime altre città in Italia e nel mondo, scende oggi in piazza per l’appuntamento più atteso, preparato con settimane di incontri e di lavoro ovunque.
Si parte. Le canzoni multietniche del coro di Trama di Terre creano l’atmosfera che dà senso alla nostra presenza qui, oggi. Una sirena dà l’allerta e iniziamo tutte ad urlare cosa non ci piace, cosa non va, contro il sessismo, il razzismo , il fascismo. Il corteo è vivace e allegro. Da tempo non si vedeva a Imola un corteo così. Non siamo tantissime come forse in altre città, ma siamo tante/i. Anche i ragazzi si fanno sentire mentre si leggono brani per spiegare perché siamo arrabbiate e dissentiamo dalle politiche che minacciano i nostri diritti e preludono a un futuro oscuro. Negli ultimi due giorni altre due donne uccise da mariti e fidanzati. Si aggiungono alle 8 già uccise dall’inizio dell’anno, mentre la recente sentenza della Corte d’Appello di Bologna proprio non va giù, non può passare.
Piazza Gramsci, va in scena Quintoveda, accompagnata dalla lettura di brani che spiegano una visone diversa della vita, la nostra. Quella per cui che la realizzazione sul lavoro non esclude il volere una famiglia, dei figli, quella per cui il nostro corpo è di ciascuna di noi anche se amiamo il compagno che ci sta accanto, quella che rivendica il diritto all’autodeterminazione. Si prosegue fino in Piazza Matteotti.
Si alza il vento, spazza via le nuvole. Ora il cielo è terso e luminoso anche se cala la sera. L’energia delle donne ha spazzato via le nuvole e l’aria è pulita.
(v.g.)