Imola. “Ci ha lasciato un ricordo che, secondo me, bisogna trasmettere ai giovani, una ricchezza grande. Mio zio Bernardo è voluto rimanere qui per lottare per i valori in cui credeva ed aiutare la popolazione”. Bernardina Baldazzi è emozionata nel dirlo al microfono, nel cuore delle celebrazioni svoltesi questa mattina per la re-inaugurazione della lapide dedicata ai sedici martiri di Pozzo Becca, torturati e uccisi dai nazifascisti. Fra quei sedici corpi estratti dal Pozzo Becca, martoriati dalle torture inflitte prima di essere assassinati, c’era anche quello dello zio Bernardo Baldazzi, di Medicina. Chiamata a portare la propria testimonianza come parente di una delle vittime, Bernardina Baldazzi, presente alla cerimonia insieme alla sorella Alfonsina, è intervenuta dopo la perfomance degli studenti e delle studentesse delle classi 1°B e 1°C dell’Istituto Tecnico “L. Ghini”, guidati dall’insegnate Luana Brunetti, che nell’ambito del progetto “Quando un posto diventa un luogo”, ideato dall’artista Annalisa Cattani, hanno reinaugurato il momento dedicato alle 16 vittime del Pozzo Becca. La cerimonia rientra fra le iniziative che Il Comune ha messo a punto in collaborazione con Cidra e Anpi, in occasione del 74esimo anniversario della Liberazione.
Alla cerimonia hanno preso parte anche il sindaco di Medicina, Onelio Rambaldi, il presidente del consiglio comunale di Castel San Pietro Terme, Stefano Trezzi ed una classe della scuola secondaria di primo grado “Simoni” di Medicina. Ricordiamo infatti che le vittime provenivano dai comuni di Medicina e Castel San Pietro Terme, oltre che da Imola. Insieme a loro c’erano, fra gli altri, anche il presidente di Anpi Imola, Gabrio Salieri e Virginia Manaresi, la partigiana “Gina”.
Cosa accadde il 12 aprile 1945 – Due giorni prima della Liberazione di Imola, la Brigata nera di Imola e un reparto delle SS prelevarono numerosi prigionieri dalle carceri della Rocca e ne uccisero 16 dopo averli a lungo torturati. I cadaveri furono gettati nel pozzo dello Stabilimento ortofrutticolo Becca, in via Vittorio Veneto. I resti delle vittime furono recuperati qualche giorno dopo la Liberazione di Imola. Questi i nomi delle vittime: Bernardo Baldazzi, Dante Bernardi, Gaetano Bersani, Duilio Broccoli, Antonio Cassani, Guido Facchini, Mario Felicori, Paolo Filippini, Cesare Gabusi, Secondo Grassi, Ciliante Martelli, Mario Martelli, Corrado Masina, Domenico Rivalta (il solo imolese del gruppo, poi decorato con la Medaglia d’oro al valor militare), Giovanni Roncarati, Augusto Ronzani.
Intervista alla storia – L’intervento dei ragazzi e delle ragazze delle classi 1°B e 1°C dell’Istituto Tecnico “L. Ghini” era nell’immaginare un’intervista ‘impossibile’ prima ai 4 vigili del fuoco che hanno estratto i corpi dei martiri, anche loro stretti tra l’angoscia e l’incredulità davanti ad una simile barbarie e crudeltà perpetrate dagli aguzzini nazifascisti. “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario” recita un grande striscione che altri studenti espongono durante questa fase della perfomance. Poi è stata la volta di un’intervista ‘immaginaria’ a quei 16 ragazzi uccisi dalla furia cieca nazifascista. Domande a chi è morto, ma che per certi aspetti è ancora qui, perché con il suo sacrifico ha contribuito a costruire questo nostro presente, spiegano gli studenti. “Morire con ricordi, non con sogni” recita un secondo striscione fatto dagli studenti, mentre un altro esposto successivamente recita “Libertà, siamo morti per lei”, ed ancora “La pace è un sogno … può diventare realtà”. Slogan che diventano le risposte alle domande per un’intervista ‘impossibile’.
Coltivare la memoria – “Siamo qui per ricordare e rendere onore a questi protagonisti della Resistenza e della lotta di Liberazione. Sono morti per poter dare a noi libertà, democrazia, pace e per avere condizioni per un nuovo sviluppo” dice Bruno Solaroli, presidente onorario dell’Anpi Imola. Dopo di lui l’intervento della sindaca Manuela Sangiorgi, che, nel ringraziare tutti i presenti per la partecipazione, aggiunge “Desidero formulare i miei più sinceri complimenti alle classi 1°B e 1°C dell’Istituto Tecnico ‘L.Ghini’, unitamente ai loro docenti, per la re-inaugurazione della lapide dedicata ai sedici martiri di Pozzo Becca nell’ambito del progetto ‘Quando un posto diventa luogo’. Sedici prigionieri politici rinchiusi nel carcere della Rocca sforzesca, barbaramente torturati e poi finiti a colpi di mitra e di bombe a mano. I loro corpi gettati nel pozzo e ricoperti dai resti di un muretto e dalla garitta di mattoni”.
“Come può l’uomo essere mandante o esecutore di un tale abominio ai danni dei suoi simili? Come può un’ideologia politica offuscare completamente le menti cancellando ogni impulso di raziocinio ed umanità?” si domanda la sindaca Sangiorgi, che prosegue “la storia e gli accadimenti purtroppo non lasciano dubbi ma il sacrificio di questi uomini, così come quello dei tanti caduti, non sarà stato vano se continueremo ad essere in grado di spiegare alle nuove generazioni la possibilità di convertire le atrocità del passato in speranze per il futuro. Questo è il compito quotidiano delle istituzioni e di ognuno di noi; salvaguardare la Memoria, custodirla, comprenderla ed interpretarla per delineare un tragitto nel quale i valori di pace, libertà, democrazia, rispetto reciproco e tolleranza non siano mai messi in discussione. Non è retorica perché nel mondo, oggi, ci sono ancora silenti stragi di Pozzo Becca. Nell’era del digitale, di internet e dei social network c’è ancora chi muore per un diverso credo politico o per una anacronistica dittatura. Infine la sindaca Sangiorgi conclude: “fermiamoci a riflettere, davanti a questa lapide; condividiamo i nostri pensieri e le nostre considerazioni nelle case, nel posto di lavoro, nelle scuole o, in tre parole, nella nostra quotidianità. Sarà un modo costruttivo per onorare le troppe vittime innocenti restituendogli per un attimo un impulso di vita”.
Prima della deposizione della corona ai piedi della lapide e delle foto di gruppo è intervenuto Giovanni Mascolo, presidente Auser Imola che ha sottolineato: “Oggi si stabilisce un legame fra Auser, Anpi ed i giovani, nel nome della solidarietà. Una solidarietà che non prescinde dalla memoria”. “Coltivate la memoria”, è stato l’appello finale ai giovani, da parte di Mascolo.