Imola. Continuano ad arrivare critiche all’iniziativa dell’assessore Andrea Longhi di mettere telecamere in grado di vedere chi non differenzia nel giusto modo i rifiuti nel centro storico dove da poco più di un mese è cominciata la raccolta “porta a porta”.
“Siamo veramente sicuri che le fototrappole contro l’abbandono dei rifiuti nel centro storico siano uno strumento valido ed efficace per coinvolgere ed educare i cittadini, e non semplicemente per fare cassa? – si domanda retoricamente la coordinatrice di Italia in Comune Giuseppina Brienza -. L’impressione è quella di un’operazione calata dall’alto, senza un minimo di confronto con i residenti e i commercianti. Un questionario che valutasse le routine quotidiane e le preferenze fra possibili soluzioni alternative li aiuterebbe a sentirsi protagonisti -e non vittime- del progetto”.
“Chi porta la spazzatura alle isole ecologiche non ha alcuna intenzione di abbandonarla, mentre così sarà spinto a farlo di fianco ad altri cassonetti, magari nel fosso lungo la strada verso il posto di lavoro – conclude la Brienza -. Sarebbe più produttivo prendere in considerazione le cause dell’abbandono dei rifiuti (portata e numero dei contenitori insufficienti, per esempio?), invece che criminalizzare i cittadini, e introdurre un approccio premiante (alzare al massimo le tasse di smaltimento base per concedere premi a chi conferisce in maniera differenziata e regolare, ad esempio?), invece che repressivo. Grazie alle attuali tecnologie a disposizione, a cominciare dalle tessere per l’apertura dei nuovi contenitori, dovrebbe essere più che possibile”.
Colpirne uno per educarne cento