Bendetta Pilato (Foto tratta da Federnuoto.it)

In quel di Taranto non esiste solo l’Ilva, con tutto il suo inquinamento, con le morti per aver respirato i veleni, con i manager che fuggono all’estero con il malloppo, con mezza città che deve scegliere se morire di fame o di tumore. E non c’è solo la bellezza intangibile del Mare Piccolo che si apre quasi per incanto sul Grande: c’è anche una ragazzina che si chiana Benedetta, Benedetta Pilato. Ha da poco compiuto i quattordici anni e entra di diritto nella storia del nuoto della nostra Nazione: a Gwangju (Corea del Sud) ha espresso tutta la sua forza, la sua determinazione e si è piazzata seconda nella gara mondiale dei 50 metri stile rana. Un giorno fa aveva stabilito il nuovo record italiano della specialità fermando i cronometri con il tempo di 29″98: non male. Se poi si riflette sul fatto che la Benedetta ha appena 14 anni c’è da non credere a quello che abbiamo visto, sentito, sofferto, gioito. E abbiamo anche pianto con lei (ma non ditelo a nessuno) quando l’abbiamo vista ferma, all’arrivo, mentre si reggeva con la mano al bordo della pista, sopraffatta da un pianto incontenibile, al punto che la vincitrice, La Lilly King, statunitense, le si è avvicinata e le ha chiesto: “All ok?”, Tutto bene?

Poi, qualche istante dopo, ripresa, ha detto di essere sconvolta e di non crederci ancora. “Credo di essere stata per un po’ in testa, ma ero certa di non poter reggere troppo a lungo in quel ritmo”. “Quest’argento ha un peso troppo grande. Che sensazione stare lì, sul podio, tra le più grandi atlete del momento dotate di enorme esperienza”. Poi, il suo sorriso, luminoso, aperto e i suoi grandi occhi nei quali sembra di scorgere una nuova luce: la luce che nasce dalla forza della consapevolezza.

Ci rivedremo, Benedetta, e ci sorprenderai ancora e di più.

(Mauro Magnani)