Toni Morrison

Ciao, Toni. Si, a testa alta, desideriamo dirti addio con un affettuoso “Ciao”. Ma poi che sto dicendo, le persone come te godono di un altissimo privilegio, quello di non morire mai. Resterai per sempre nella memoria di chi troverà, dentro di sé, il coraggio e il desiderio di leggere le tue tante righe che insieme, raccolte, mostrano a noi miseri la grande povertà, la miseria, la superbia dell’animale chiamato uomo. Che la tua profonda ma umile testimonianza ci sia di monito nel districarsi dentro questo dedalo di dubbio e di incertezza che ci attanaglia e ci umilia.

Cominciasti con lo studiare alla Howard University (dove poi saresti stata chiamata ad insegnare) e non sazia affrontasti anche la Cornell University. Pochi anni dopo, forse avvertendo la necessità di non parlare solo a pochi eletti, per nostra grande fortuna, pubblicasti “Occhio azzurro”: ricordo nitidamente ancor a oggi la vicenda di quella bimba nera che sognava di diventare bianca e di avere gli occhi azzurri come Shirley Temple. All’epoca ero molto giovane e faticavo a comprendere la forza e la disperazione delle tue parole: in seguito la vita mi ha supportato nel comprenderle.

Poi, nel ’73, “Sula”: l’incontro/scontro tra le due donne, una vera ribelle e l’altra pura conformista. Credi sia importante riportare qui per quale delle due parteggiavo? E che dire, quattro anni dopo, del grande “Song of Solomon”? Dirò solo che per questo tuo scritto ricevesti il prestigioso “National book critics circle award”. Poi, attratto da altro, ho ripreso a leggerti nel 1989. Era uscito nel ’87 “Amatissima” e lo ricordo ancora come un pugno nello stomaco: la madre che uccide la figlia per non farle soffrire le pene e le tristezze della segregazione razziale rappresenta il sigillo sul libro chiuso della miseria umana. La scelta della rinuncia nell’impossibilità di vita, sai, a tutt’oggi sembra non averci insegnato nulla e si continua a “cercare” di vivere all’interno della nostra bolla di privilegio e di esclusione.

Qualche anno dopo ci siamo ricordati di te e hai ricevuto, nel 1993, il Premio Nobel per la Letteratura: il sigillo per riconoscerti tra i grandi. Di sempre. Ricordo di aver visto, sul piccolo schermo, il presidente Obama che ti insigniva di non so quale onorificenza (forse la Medaglia del Congresso, non ricordo), poi ti abbracciava e ti baciava sulla guancia: lo invidio.

Adesso ci hai abbandonati e siamo tutti un po’ più soli. La grande barbarie che avanza e ci sovrasta avrebbe bisogno di altre tue parole, della tua dolcissima ma mal celata rabbia, della tua forza e del tuo coraggio. Ci hai insegnato tanto, molto. Speriamo ci sia servito.

Ciao, Toni.

(Mauro Magnani)