Claudio Frati, assessore M5s in Comune. Sotto, Raffaello De Brasi della segreteria Pd di viale Zappi

Imola. Fra Movimento 5 stelle alla guida della città e Pd all’opposizione in riva al Santerno, dopo la crisi nazionale del governo gialloverde di cui si è discusso in Senato il 20 agosto, le distanze rimangono forti.

Per l’assessore al Bilancio Claudio Frati, che era candidato nel collegio di Imola alle elezioni nazionali del 4 marzo 2018, “come è noto, all’inizio della legislatura oltre un anno fa abbiamo chiesto di fare un contratto di governo sia alla Lega sia al Pd che si sottrasse al confronto e conseguentemente ci fu un accordo con il Carroccio il quale, per un anno, ha dato ottimi risultati. Dopodiché Matteo Salvini, ad agosto, ha affermato di voler ritirare la fiducia al governo Conte salvo poi rimangiarsi la parola in questi ultimi giorni forse a causa qualche sondaggio negativo per lui. La sua tempistica è stata disastrosa perché fra poco l’Italia si troverà a presentare un Documento di economia e finanza (Def) con il forte rischio di un aumento dell’Iva, non riesco a capire chi l’abbia consigliato così male. Ora rimane la possibilità di un accordo con una Lega che tenga Salvini defilato (ormai è inaffidabile) in un eventuale governo Conte-bis visto che lo stesso ministro dell’Interno nel suo intervento in Senato ha detto di essere a favore del taglio dei parlamentari e di fare una Finanziaria coraggiosa, senza alcuna catena con l’Europa, e poi magari ritornare al voto oppure continuare l’esperienza di governo. Poi è sempre vero che, specialmente con Salvini, fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare”.

Frati un’intesa col Pd la giudica impossibile? “Sarebbe interessante discutere, ma dovrebbero fare ammenda chiara e pubblica dei loro voti a favore del fiscal-compact e del pareggio di bilancio in Costituzione che sono state due scelte scellerate di destra. Insomma, il Pd dovrebbe fare autocritica e dire chiaramente che nel futuro la nostra nazione non passerà più dalle forche caudine dell’austerità espansiva alla ‘Mario Monti’, mentre mi pare che su tali punti il nuovo segretario nazionale dei Dem Nicola Zingaretti non abbia ancora espresso rotture particolari con il passato. Sulla politica economica nazionale, mi sento abbastanza vicino alle posizioni dell’ex Dem Stefano Fassina che rappresenta almeno la  posizione di quella che dovrebbe essere una sinistra chiara e coerente”.

L’on. Raffaello De Brasi, della segreteria Pd di viale Zappi riconosce al premier Giuseppe Conte “di essere stato duro nel suo intervento con il Salvini che evoca le piazze, vuole i pieni poteri e che non pensa agli interessi del Paese, ma ai sondaggi. Al tempo stesso Conte però ha tentato di salvaguardare sè stesso e la politica del suo governo alla quale noi del Pd siamo sempre stati contrari. Penso ai due decreti sulla sicurezza e a come è stato considerato il tema dell’immigrazione. Inoltre, ha attaccato decisamente più Salvini della Lega, lasciando pensare che forse un’alleanza di tale tipo potrebbe ancora essere fra le ipotesi possibili. Comunque è un fatto positivo che questo governo pericoloso e rischioso sia caduto, ora per noi restano due ipotesi: o un governo M5s-Pd oppure le elezioni anticipate. Su alcuni temi è chiaro che per noi è più facile discutere con il Movimento 5 stelle che con la Lega ben sapendo che entrambi, pentastellati e Dem, devono mostrare di volere discontinuità col passato, dobbiamo pensare al futuro. Sul reddito di cittadinanza si può migliorare, la lotta alla povertà è giusta, ma lo strumento specialmente nel Meridione va riconsiderato. Pure ‘Quota 100’ è una misura a termine, è troppo onerosa pur se vanno fatti passi verso il pensionamento delle donne e di coloro che svolgono lavori usuranti. La legge elettorale in un senso proporzionale può essere un terreno che ci avvicina ed è vero che l’Europa deve dare più flessibilità per investire sull’ambiente, sulla cultura e sull’immigrazione, magari prevedendo un rendiconto da parte nostra su quanto si farà”.

De Brasi, quindi un tentativo lo farebbe per un governo M5s-Pd? “Bisogna provarci assolutamente, ma che sia un governo di legislatura su un accordo scritto ‘alla tedesca’ con un nuovo premier, nuovi ministri e un programma diverso sulla base di una discontinuità reciproca sia da parte del M5s sia del Pd. Ma dico no a un Conte-bis con il sostegno esterno del Pd, no pure a governi definiti ‘istituzionali’, no a governicchi. Se si farà bene, in caso contrario è meglio andare a elezioni anticipate con il rischio (nel caso vincesse la destra) che Salvini ci porti fuori dall’euro e ad alleanze con Putin”.

Pure il segretario Pd di viale Zappi Marco Panieri sostiene: “Condivido la scarsa responsabilità istituzionale e la grave carenza di cultura costituzionale contestata dal premier Giuseppe Conte al ministro Matteo Salvini, la sua mira è allargare il perimetro del consenso, per ottenere pieni poteri. La crisi quindi si è aperta, è sicuramente positiva la fine di questo governo, un Salvini nell’angolo ed in difficoltà. Sarà fondamentale il ruolo del Quirinale e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nelle prossime ore di consultazioni. Il Pd deve lavorare a proposte concrete che contrastino il declino economico, l’aumento dell’Iva e questa ondata di odio e rancore che sta togliendo umanità all’Italia intera”.

(m.m.)