Venezia “Mio marito non era un uomo da uccidersi. Lui avrebbe ucciso”. La tragedia del club Colectiv di Bucarest, avvenuta il 30 ottobre 2015 è il punto di partenza del film denuncia del regista rumeno Alexander Nanau. Una tragedia che, con i suoi 64 morti a seguito delle ustioni riportate, mette lo spettatore di fronte alla situazione di corruttela diffusa e politica marcia alla guida del paese. 

Una pellicola (fuori concorso a Venezia 76) per certi versi cruda che lascia poco – da qui la sua forza – all’immaginazione. La situazione della sanità rumena è messa sotto accusa con precisione chirurgica da una redazione giornalistica che non si accontenta delle rassicurazioni formali del governo. “La democrazia non è una conquista che rimane per sempre. Va curata e accudita perché cresca sempre più e soprattutto perché non ci venga tolta”.

Sullo schermo passano le immagini del rogo avvenuto nel locale di Bucarest privo di uscite di sicurezza, ma comunque con la licenza di svolgere spettacoli. Ai 34 morti immediatamente se ne aggiungo altrettanti nelle settimane successive. La politica, per salvare se stessa, diffonde la notizia che i giovani sono “curati come nei migliori ospedali della Germania”.

Rassicurazione che ritarda il trasferimento in ospedali attrezzati europei degli ustionati. Colpevole ritardo che sarà la causa della morte di molti ragazzi. Tocca alla redazione di un giornale sportivo, la gazzetta dello sport (nel silenzio dei media), discostarsi dalla versione ufficiale del governo e fornire le prove che negli ospedali i pazienti non venivano curarti adeguatamente – alcuni avevano il corpo interamente ricoperto di vermi della putrefazione. Causa delle infezioni i prodotti usati per la pulizia e la sterilizzazione delle sale operatorie. Prodotti diluiti nella concentrazione del principio attivo e che sono direttamente acquistati dai direttori dei nosocomi che gestiscono gli ospedali producendo notevoli fondi neri. 

La protesta di piazza che si scatena a seguito delle rivelazioni dei giornalisti produce un avvicendamento al governo. L’estromissione del ministro della sanità – reo di avere diffuso notizie false – e la nomina di un ex attivista per i diritti dei malati al suo posto. Personaggio che dà una ventata di legalità al sistema sanitario. Politica che viene subito attaccata dal partito al potere con ogni mezzo, soprattutto dopo il provvedimento che ridimensiona il potere dei direttori degli ospedali – di nomina politica – estromettendoli dalla gestione diretta delle risorse.Una pellicola coraggiosa di chiara denuncia di un sistema dedito alla corruttela e alla mazzette in un periodo storico – 2015 – in un paese comunitario. Prassi che comunque non vengono scalfite dalle elezioni avvenute dopo 6 mesi dal rogo. Consultazioni che vedono comunque una schiacciante vittoria del partito al potere e responsabile della situazione sanitaria.

Un film sicuramente da vedere, se arriverà nelle sale italiane, per comprendere l’importanza di una informazione non asservita al potere politico o economico che con la sola forza della verità può fare la differenza tra la vita e la morte.

Alexander Nanau – regista

(Verner Moreno)