Castel San Pietro Terme (BO). Una collina da salvare. Legambiente critica la proposta di cementificazione avanzata dell’azienda Crif che coinvolge il territorio agricolo della collina castellana. Una proposta che ha visto i pareri tecnici negativi degli Enti di tutela ambientale.

“Si tratta di un escalation che negli anni ha visto susseguirsi diversi progetti: da un semplice centro congressi, ad un resort di lusso, fino alla recente proposta di un campus aziendale ‘innovativo e creativo’, con ulteriori 6000 mq di urbanizzazioni in un’area rurale di pregio”, scrive Legambiente.

Secondo le ultime notizie potrebbe essere superato anche il parere tecnico ambientale di Arpae, che in aprile aveva espresso un netto parere negativo sull’intervento. Legambiente, dunque, chiede agli assessori della Città metropolitana e della Regione “di dare un segnale di fermezza archiviando il progetto. Un esito diverso non solo indebolirebbe l’autonomia di giudizio degli enti preposti, ma attesterebbe che non c’è alcuna volontà di fermare lo sprawl insediativo, causa di un aumento della mobilità privata e conseguentemente di inquinamento dell’aria”.

L’evoluzione di urbanizzazione dell’area

“Questa ennesima variante urbanistica fuori da una corretta pianificazione, guardata con entusiasmo dal Comune di Castel San Pietro, porterà ulteriori 6000 mq di nuovi edifici in piena collina e in area agricola – dichiara Legambiente – Si tratta di un ampliamento dell’attuale resort di proprietà della azienda Crif, che già negli ultimi anni ha cambiato volto ad una parte importante della collina”.

Di fatto la variante non solo consolida ed amplia un insediamento “cresciuto con strumenti impropri (modificando il Rue), ma lo fa in un ambito rurale di particolare interesse paesaggistico vicino a un crinale e con aree forestali che interessano parzialmente l’area. Inoltre l’accessibilità è legata ad un’unica strada di tipo locale che a stento garantisce il passaggio di due veicoli in opposto senso di marcia”.

Nel tempo l’Amministrazione comunale ha promosso diverse varianti: si è partiti nel 2006 con 2.500 mq di superficie utile per uso ricettivo – alberghiero, che sono stati incrementati di 2.600 mq nel 2008 e di ulteriori 4000 mq nel 2013, a cui si sono aggiunti 2800 mq per uffici. Per un totale di 9100 mq destinati all’albergo più 2800 mq per gli uffici. Le superfici sottratte all’agricoltura in realtà risultano molto più ampie se si considerano pertinenze, parcheggi e viabilità. (si veda la grafica allegata con l’evoluzione dal 2003).

Legambiente chiede inoltre all’azienda di fare un passo indietro dimostrando reale voglia di migliorare la comunità in cui é inserita: questo si fa affrontando la sfida di costruire riqualificando una delle tante aree dismesse che popolano il territorio. Una scelta che dovrebbe essere affrontata proprio da quelle aziende “sane” che hanno margini per investire davvero sul territorio.