Bologna. Quale la migliore strategia per promuoversi sui social network? La risposta non è facile, però ci sono delle tendenze cjhe possono aiutare. Mentre Instagram e Facebook provano ad eliminare la visibilità del numero dei like ai post, le aziende stanno puntando più alla qualità degli influencer che alla quantità dei loro follower. Ecco allora che si parla di “micro influencer”, che nella scala ufficiale hanno tra i 1000 e i 10.000 follower.

Secondo un’indagine di Mobile Marketer, analizzando i dati di Influencer DB il motivo delle aziende di allontanarsi sempre più dagli influencer “pluri follower” è che l’alto numero di post sponsorizzati li rende ormai “invisibili”: i post sono meno letti e spesso passano inosservati. I micro influencer riescono invece a sviluppare un legame più stretto con i follower e ad ottenere un maggior engagement, soprattutto a lungo termine.

R-Everse, l’innovativa azienda italiana di ricerca e selezione del personale, segue il trend rivolgendosi ai “micro influencer” individuati in alcuni dei suoi stakeholder: i candidati, i clienti, i dipendenti e gli “Scout”.

“Il settore delle risorse umane segue delle logiche differenti da altri settori più affini alle classiche strategie di influencer marketing, – racconta Daniele Bacchi, co-founder di R-Everse – e noi abbiamo constatato che gli addetti ai lavori sono i più adatti ad esprimere un parere sui nostri servizi. La trasparenza e l’alta qualità del servizio che offriamo ci facilita grazie ai feedback positivi che riceviamo, perché provengono direttamente da coloro che vivono positivamente sulla propria pelle i nostri servizi”.

E i post sponsorizzati?
Dall’indagine di Mobile Marketer emerge chiaramente che i social sono in affanno. Il termometro è l’engagement, ovvero la relazione tra numero medio dei like per post e numero di follower collegati al profilo. Il dato relativo ai post sponsorizzati su Instagram è calato dal 4% al 2,4%, accompagnato da un crollo anche per quelli non sponsorizzati, passati dal 4,5% all’1,9%.

“Ogni dipendente quando parla online fa parlare indirettamente l’azienda. – racconta Beatrice Böhm Marketing & Communication Manager di R-Everse – Questo spesso avviene in maniera non organizzata e quindi, anche se fatto con le migliori intenzioni, non porta alcun risultato, o peggio crea qualche piccolo danno d’immagine. Lavorare alla formazione dei colleghi su questi temi e studiare insieme ad ognuno di loro il piano editoriale personale è un’attività che richiede un effort iniziale notevole ma che porta ottimi risultati di visibilità sia per la persona che per l’azienda”.

Finlibera, un’altra azienda da micro- influencer
“Abbiamo avuto alcune esperienze con micro influencer che sono intervenuti in maniera molto efficace – racconta in un’intervista rilasciata a R-Everse Pierpaolo Zampini, AD di Finlibera, la prima azienda in Italia per espansione nel settore immobiliare, e tra le prime 20 in Europa. – Abbiamo mostrato il nostro business e loro l’hanno raccontato sul web, soprattutto su Instagram, spesso in una maniera molto originale, che non ci saremmo aspettati. Questo ci ha dato ottimi risultati di visibilità, anche in termini di posizionamento sui motori di ricerca. È un trend assolutamente positivo e da sfruttare al meglio”.