“La cultura scientifica contro le fake news”, questo il titolo del workshop, che avrà luogo sabato 12 ottobre, dalle 9 alle 13, nell’aula D del complesso Berti-Pichat, in viale Carlo Berti Pichat 6/2, a Bologna, presso il dipartimento di Fisica e Astronomia.

Luogo del workshop

L’evento è stato pensato e organizzato per gli studenti e i docenti di scuola secondaria e università, nell’ambito del Piano lauree scientifiche dell’Università di Bologna, un progetto nazionale che ha offerto e offre informazioni ed eventi di carattere orientativo e autovalutativo agli studenti, aggiornamento e formazione attiva ai docenti di scuola secondaria, e soprattutto avvicina le discipline scientifiche al grande pubblico. L’incontro è rivolto a tutti, ed essendo l’argomento spesso alla ribalta nella cronaca, è sicuramente di interesse generale. Per ragioni organizzative, l’iscrizione è obbligatoria.

Prof. Giuseppe Anichini

Esperti di diverse discipline illustreranno il ruolo delle scienze nel contrastare le fake news. Inizierà il workshop il professor Giuseppe Anichini, ordinario di Analisi matematica, del dipartimento di Matematica e Informatica “U.Dini” alla Scuola di ingegneria di Firenze, con una lezione dal titolo: “Matematica e Fisica: fake news… anche ad insaputa”.

Così Anichini definisce le fake news: “Il termine indica informazioni inventate, ingannevoli o distorte. Tradizionalmente esse vengono veicolate attraverso i mass media ai quali si è, oggi e con forte impatto, aggiunto internet, essenzialmente attraverso i social. Le fake news concernenti le discipline scientifiche sono quelle che colpiscono i soggetti meno colti della popolazione. Paradossalmente sono anche le più…involontarie a causa della generale “ignoranza” delle cose della matematica da parte di chi detiene molto del potere mediatico. Involontarie ma non meno ‘pericolose'”.

In origine, secondo Anichini, la generale ignoranza deriverebbe dalla scuola, che non ha fornito formazione statistica agli studenti e quindi ai cittadini; ciò è stato vero fino a tempi recenti. I benefici dell’introduzione della statistica a scuola dovrebbero cominciare a vedersi. Come in tutte le cose, tuttavia, e in Italia in particolare, sarà necessario più che un po’ di tempo. Ad oggi Anichini ritiene che molti italiani non si pongano problemi di statistica in molte circostanze, salvo poi essere molto diffidenti in altre, come nelle valutazioni/previsioni in politica.

Ma fin dove si spinge ancora l’ignoranza nella statistica? Dobbiamo annotare qualche situazione. Per esempio, poco si accetta il rischio collegato all’uso di un farmaco (e l’informazione giornalistica non aiuta!), anche quando esso è inferiore o molto inferiore a quello causato dal fumo o da altre cause evitabili. Ma forse in questo caso altri fattori giocano un ruolo, come la percezione irrazionale ed emotiva che può essere in contrasto con l’evidenza scientifica.

E per i farmaci o le procedure medico-chirurgiche i media dovrebbero soprattutto ricordare di valutare il bilancio costi/benefici, cosa che non fanno. Infatti, a fronte delle conseguenze gravi che un farmaco può provocare in pochissime circostanze (solitamente statisticamente previste), va considerata la riduzione totale dei danni (e delle morti) dovute alla sua regolare assunzione.

Attenzione poi all’uso del termine “raddoppio”, usato sì correttamente ma talvolta per enfatizzare di proposito l’importanza di una situazione, di una concentrazione. E’ bene ricordare che se raddoppia la percentuale di qualcosa che era pari allo 0,1%, l’esito del raddoppio sarà 0,2. Ma se raddoppia qualcosa che era 4%, avremo, dopo il raddoppio, 8%. Non esattamente esiti paragonabili fra loro nell’importanza/gravità loro attribuita con il termine raddoppio!

E che dire delle conoscenze degli italiani, spesso un po’ superficiali in biologia, scienze naturali e chimica? Su queste debolezze attecchiscono errori più o meno consapevoli da parte di chi comunica. Mancanza di conoscenze sui due fronti alimenta quindi le fake news.

Il termine vivisezione, per esempio, evoca di per se’ l’immagine di animali sottoposti ad orrende torture. In realtà la parola, di origine ottocentesca, significa “procedura chirurgica eseguita su animale vivo”. La maggior parte della gente e dei giornalisti però non immagina che le vivisezioni così chiamate, in realtà avvengano in anestesia. E’ evidente che tutta la chirurgia “classica” sull’uomo è vivisezione!

Anestesia su animale da laboratorio

Le fake news sulla vivisezione hanno sicuramente influenzato l’opinione di molti, e di fatto, come conseguenza finale, hanno reso tutta la legislazione relativa molto meno flessibile e molto più “sospettosa” nei confronti dei ricercatori. Nessuno ricorda mai come la ricerca scientifica compiuta utilizzando gli animali (anestetizzati) abbia permesso non solo il progresso della conoscenza anatomofisiologica, o la caratterizzazione di malattie e di agenti patogeni, ma anche la messa a punto di farmaci, vaccini, procedure chirurgiche, con risultati quantificabili strabilianti sulla risoluzione di innumerevoli patologie e di conseguenza sull’allungamento della vita media.

Ricordiamo poi l’errore imperituro che confonde il midollo spinale con il midollo osseo, già udito ai tempi del disastro di Chernobyl ma riproposto di tanto in tanto, con la stessa convinzione, ormai da un’altra generazione di sedicenti giornalisti scientifici. L’origine dell’errore risiede nel termine midollo, usato nella lingua italiana con significato di formazioni molli, protette da tessuto osseo, che però possono essere diversissime fra loro.

E chi non ha mai sentito nominare il silicone, citato fuori luogo dai media invece del silicio? L’elenco sarebbe lungo, quello di traduzioni errate, elenco che mostrerebbe, parallelamente alle conoscenze deboli nelle scienze, anche quelle, altrettanto deboli, nell’inglese!

C’è poi chi ritiene, anche fra professori universitari di discipline scientifiche, che il metano, citato fino a tempi recenti, a ripetizione e con insistenza come “combustibile pulito” (falsa notizia parziale), non generi alcun tipo di prodotto di scarto a seguito del suo utilizzo: ma come si fa a ignorare che qualsiasi fonte carboniosa di combustibile genera CO2? Più che di fake news qui dovremmo parlare di vera e propria ignoranza in chimica, ignoranza che si spinge in molte direzioni: il ruolo dell’ossigeno nelle combustioni, le ossidoriduzioni, la legge della conservazione della massa…

Recenti fake news riguardano alcuni alimenti, in origine nati per persone intolleranti. Cibi senza glutine permettono ai celiaci di poter gustare una pizza o dolci di vario tipo, perché la tecnologia è riuscita a ottenere tali prodotti privi del componente incriminato. Ma da un certo punto in poi la pubblicità a tali prodotti è stata fatta in modo tale da suggerire, sotto sotto, che il prodotto fosse migliore di quello normale, che il glutine fosse insomma qualcosa di negativo per tutti! Molto meglio non assumerne! Ma scherziamo? Il glutine è la proteina che caratterizza molti cereali e come tale è certamente il componente nutrizionale più nobile in tali prodotti!

E ultimamente un altro prodotto, una sorta di biscotto che contiene riso, viene molto pubblicizzato sul piccolo schermo. Le parole e la canzoncina lo descrivono, in modo ambiguo, come eccezionalmente buono e di qualità superiore perché privo di lattosio! In questo caso addirittura due sono le fake news: il suggerimento, velato, che dice che il riso contiene normalmente lattosio, e quello, meno velato, relativo al fatto che il lattosio non è buono per la salute (come non lo è per gli intolleranti al lattosio).

Carlo Barbante

Tornando all’incontro a Bologna, il secondo relatore della giornata sarà il prof. Carlo Barbante, ordinario all’università Ca’ Foscari / Istituto di Scienze polari del CNR, a Venezia, scienziato esperto nello sviluppo di metodi analitici d’avanguardia, in paleoclimatologia e nei cicli biogeochimici trascorsi, settori di studio che permettono di interpretare i dati del presente alla luce d quanto già avvenuto in passato. Il titolo della sua presentazione sarà: “False informazioni sui cambiamenti climatici”.

 

Marcello Pinti

Ci sarà poi Marcello Pinti, professore associato di Patologia generale presso il dipartimento di Scienze della Vita, università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Pinti racconterà come le fake news sui vaccini ne abbiano talvolta messo in pericolo i benefici e influenzato il pensiero e l’opinione di molti cittadini. Il titolo della sua lezione: “I vaccini: miti, bufale e realtà”.

 

Walter Quattrociocchi

Infine la lezione di Walter Quattrociocchi, professore associato all’università Ca’ Foscari di Venzia, dove dirige il laboratorio “Data and complexity”. Quattrociocchi studia attraverso le scienze computazionali i fenomeni associati alla diffusione delle false notizie e la successiva comparsa di fenomeni collettivi. Presenterà al pubblico alcuni risultati e aspetti della sua ricerca.

 

 

(Carla Cardano)