Osservo sempre con diffidenza la costante nascita di Comitati e simili che intendono occuparsi di temi della politica (scienza e arte di ben governare, citaz. Treccani), magari in momenti ravvicinati a probabili scadenze elettorali, e per di più da parte di persone che in qualche modo con la politica si sono misurate, pur ignorandone il loro percorso di militanza politica e di fattiva responsabilità.
Me lo suggerisce il capello bianco, il mio.
Mi chiedo: ma l’impegno civile nell’esercizio della politica può comprendere dei confini? Ci si può limitare cioè ai problemi del proprio quartiere o città, della propria bretella, per esempio, oppure della viabilità intesa come materia, non da geometri, vigili urbani e “umarells”, ma che consiste nell’utopica visione di immaginare i migliori flussi di spostamenti possibili delle persone nell’urbe di filosofi e urbanisti di professione, tra mobilità scuola-lavoro e tempo libero, tra cultura e luoghi del riposo, tra mobilità ecologica e mezzi non inquinanti, pubblici e privati?
Troppe volte ho assistito all’esaltazione della cosiddetta “società civile” che – bontà sua – decide di scendere dal piedistallo di osservatore e giudice per buttarsi nell’agone della lotta politica, professando sempre, almeno tra i primi tre punti del proprio credo, l’inutilità dei partiti politici, la loro burocrazia, le liturgie che sanno di stantìo.
Pare che solo i “Cittadini” vivano il lavoro, la famiglia, la città e la socialità, solo loro sappiamo meglio come stanno veramente le cose, come se chi si occupi di politica, anche solo per passione, vivesse su Marte.
E’ il segno dei tempi cui non mi rassegno.
E’ il rifugio più diffuso di chi non vuole fare i conti con il fallimento – o gli errori? – dell’esperienza politica vissuta, pensando all’innovazione del contenitore piuttosto che analizzare gramscianamente il percorso e ricominciare da dove si è cominciato a sbagliare.
Tanto si ritorna sempre lì, presto o tardi. Pensare che scavalcare o marginalizzare il sistema dei partiti nell’attuale democrazia parlamentare sia la soluzione è di una miopia assoluta, secondo me.
Pensare che scavalcare o marginalizzare la funzione dei corpi intermedi come i sindacati nel rapporto capitale/lavoro, o il giornalismo professionistico nell’era dell’informazione attraverso i social, generano sindacati gialli, cioè compiacenti con i padroni, e fake-news capaci di modificare l’opinione pubblica in senso partigiano oltre il limite della tifoseria da curva, alterando con una martellante serie di bugie e manipolazioni digitali anche gli equilibri del percorso elettorale della repubblica.
Certo che mi interessa la raccolta differenziata nel mio quartiere, la viabilità del centro e della periferia, la sanità nella mia ASL, che non piova dentro la scuola di mia figlia, ma se non c’è una cornice più ampia del progetto di società in cui vorrei vivere, si finisce per piantare bandierine di battaglie più o meno vinte, più o meno perse, ma che non hanno una coerenza e una finalità progettuale di più ampio respiro.
L’esempio più eclatante è il Movimento 5 Stelle: dal Vaffa-day al proporre un’ipotesi credibile e non irrealizzabile di programma di vita del paese, guarda caso è incespicato su alcuni concetti chiave.
– La Costituzione intesa come cornice di regole comuni che non si possono tirare o comprimere alla bisogna.
– La Democrazia interna: organi elettivi ed esecutivi, eletti e controllori, assemblee pubbliche che vadano oltre il click dal divano e che decidano senza spaccare, gestione di assemblee che sappiano mediare e giungere a dispositivi condivisi, organismi che verifichino e rispettino il mandato politico, gestione delle risorse economiche trasparente, pubblico e verificabile, sempre.
– Il dogma del non aver mai avuto tessere di partito e non aver ricoperto incarichi di carattere politico, esaltando l’assenza di esperienza sia nella gestione dell’assemblea di condominio che del consiglio di classe della figlia: il risultato, soprattutto a Imola (ma anche a Roma, citofonare Raggi, i rimpasti di Giunta e incarichi sono come mortaretti a Carnevale), mi pare sotto gli occhi di tutti.
– Il dogma dell’essere incensurato, come dire, hai fatto resistenza passiva ad un picchetto per la difesa del tuo luogo di lavoro o della tua famiglia sotto sfratto esecutivo è uguale ad aver commesso delitti contro il patrimonio?
Io non mi farei operare da un medico buono, onesto, incensurato che però non ha mai visto una sala operatoria, non so voi.
Chiusa finale: in pieno modello consumistico, acquisire un contenitore nuovo si confonde sempre più col contenuto, cioè idee nuove al passo dei tempi da metter dentro. Idee che non arrivano dai sondaggi in rete, da smartphone digitati nella frenesia dell’attesa di un caffè, oppure nella fila alla cassa di uno degli innumerevoli supermarket scintillanti che ci assediano.
Dobbiamo invece re-imparare ad aggiustare ciò che non va: cercando di capire come funziona, studiando ciò che abbiamo davanti, e provare a trovare soluzioni che tengano anche per il domani. Immaginando una visione del futuro: che passi anche per invertire un senso unico o pulire l’argine del Santerno, ma che non si può esaurire lì.
(Gianluigi Bettini)