Bologna. 40 fotografie inediti di Massimo Golfieri per raccontare la caduta del Muro di Berlino. Giovedì 31 ottobre, ore 18, verrà inaugurata negli spazi dello Studio Cenacchi nel cuore di Bologna (via Santo Stefano 63) la mostra “Berlin, Brandenburger Tor 1989”. Il fotografo imolese, testimone diretto dell’evento che ha sancito la fine di un’epoca, ha documentato le atmosfere di quei giorni particolari utilizzando la sua vecchia Nikon manuale, per fermare tutto quello che gli accadeva intorno. A distanza di trent’anni, esattamente il 9 novembre cadeva il Muro eretto il 13 agosto del 1961, le immagini di Golfieri colorate con i colori della memoria sono un emozionante viaggio nel tempo, attraverso momenti di realtà, visi e volti nei quali si leggono emozioni contrastanti, di gioia e speranza ma anche di timore per il futuro incerto.
L’esposizione, a cura di Jacopo Cenacchi, propone 40 immagini inedite e per la sua importanza ha ottenuto il patrocinio del prestigioso Goethe Zentrum Bologna, un istituto che si occupa dell’insegnamento della lingua tedesca e della presentazione nell’area bolognese della cultura tedesca.
Ciò che emerge da questo itinerario fotografico è un documento importante e suggestivo dal punto di vista storico e artistico che, come sottolinea il prof. Franco Minganti, curatore di uno dei testi critici sulla mostra, “ritrae realtà di quei momenti in prossimità del muro come, ad esempio, la gente nel Mercatino dei Polacchi a Potsdamer Platz o le persone colte di sfuggita dal treno sui marciapiedi delle stazioni dell’Est. Nei volti dei berlinesi, immortalati nel reportage di Golfieri, si leggono emozioni contrastanti e poco rappresentate dall’immaginario collettivo: i sentimenti di gioia e speranza sono accompagnati da timore e paura verso un futuro incerto”.
“Nella maggior parte degli scatti, siamo letteralmente con le spalle al muro – continua Minganti -: è il muro a vedere noi, sostanziandosi in un punto di vista che il fotoreporter interiorizza potentemente. I volti sono ciò che il muro vede, dall’una come dall’altra parte, indifferentemente o quasi… L’occhio della macchina fotografica indaga e coglie quell’intorno che, a trent’anni di distanza, acquista spessore contro l’immaginario ormai consolidato dell’evento epocale Caduta del Muro di Berlino”.
Tutte le fotografie presenti in mostra sono analogiche in bianco e nero, stampate su carta ai sali d’argento, baritata, spesso colorate a mano con la tecnica pittorialista dei pigmenti all’albumina. Ogni stampa colorata è un pezzo unico e irripetibile. Oltre alle fotografie il visitatore sarà catapultato nell’atmosfera del lontano 1989 berlinese in maniera più analitica e dettagliata attraverso la proiezione di un foto video in loop, realizzato dallo stesso fotografo.
Massimo Golfieri, si diploma nel 1976 all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Fotografo e grafico, dal 1978 al 1986 alterna la sua attività free lance con quella di programmista regista in emittenti private. Dal 1987 lavora come grafico anche per l’industria ceramica e nel 1990 apre il proprio studio a Imola. Attraverso l’elaborazione digitale delle proprie immagini fotografiche esplora le frontiere dell’illustrazione nell’applicazione grafica, creando visioni suggestive e originali.
Ha esposto le proprie fotografie in numerose città italiane e in circuiti indipendenti del nord Europa come il Trans Europa Halles. Ha realizzato reportages di carattere etnografico dilatati nel tempo, in bianco e nero analogico spesso colorati a mano con le tecniche classiche dei pittorialisti, su stampe fine art, che documentano viaggi e incontri avvenuti in vari paesi del Mediterraneo, della Francia, del Medio Oriente, degli Stati Uniti e dell’India.
Documentatore di eventi sociali e artistici, le sue immagini a sfondo sociale hanno spesso militato in circuiti indipendenti come la ricerca esterni in interno sulle strutture di controllo realizzata negli ospedali psichiatrici di Imola tuttora portata avanti dai primi anni ’80 nei reparti ancora funzionanti e abitati. Altri lavori sono: Cose Turche, reportage di viaggio dall’estremo est della Turchia, Armenia, Kurdistan, Iran, Iraq realizzato nel 1985; Sacrario ai caduti di tutte le feste (dal 1994) con scene di vita quotidiana di pecore ritratte nella loro intimità; Transiti, una riflessione che mostra le forme e le superfici straordinarie che si creano durante il processo di decomposizione di frutta e di verdura; Blue Note (1986), i ritratti di John Lewis, Percy Heat, Milton Jackon e Konnie Kay al Blue Note di New York. Alle volte abbina le proprie immagini alla scrittura, a testi e poesie di autori e poeti con cui collabora anche per pubblicazioni editoriali.
Dal 2006 realizza le stampe fotografiche utilizzando anche tecnologie digitali come stampa lambda e stampa digitale fine art. Con l’elaborazione digitale delle immagini fotografiche esplora da anni le frontiere dell’illustrazione, con frequenti incursioni nell’applicazione grafica, come avviene nella, ormai trentennale, collaborazione con Angelica festival internazionale di musica dove cura la comunicazione con parametri non convenzionali e racconta in immagini alcuni aspetti della musica contemporanea e classica attraverso una lunga serie di manifesti, cataloghi, locandine, cartoline, cover di CD e altre produzioni editoriali prevalentemente realizzati in stampa tipografica. Queste collaborazioni hanno contribuito negli anni alla creazione di una esclusiva parte del proprio archivio dedicata alla fotografia musicale. (Note biografiche tratte da Aise).