Imola. E’ finita come peggio non poteva. Davanti ad una piazza con qualche centinaia di persone, la sindaca di Imola, Manuela Sangiorgi, ha dichiarato tutta la sua impotenza e incapacità nel proseguire l’avventura alla guida della città, annunciando le sue dimissioni da Primo cittadino.

La sindaca di Imola annuncia le sue dimissioni

Visto il percorso di questi mesi, non si può certo dire che sia del tutto una sorpresa. Basta scorrere l’elenco delle situazioni per capire che questa esperienza non poteva continuare a lungo. Una moria di assessori come mai era capitato nel passato, una incapacità di mettere mano alla macchina comunale e a tutte le società collegate, un continuo distacco con la società, in particolare con quelle realtà che l’avevano appoggiata in maniera convinta durante la campagna elettorale, le prime crepe all’interno dello stesso Movimento 5 stelle, diventate aperture e poi voragini, fino alla presa di posizione di diversi consiglieri che annunciavano di non appoggiare più scelte che non fossero parte del programma elettorale.

Proprio quel programma che la sindaca ha disatteso in varie parti, scontentato un po’ tutti coloro che avevano creduto veramente nella possibilità di un mutamento del modo di governare la città. Innovazione, trasparenza, condivisione, tutte parole spese in quantità in campagna elettorale, poi sciolte al sole come un qualsiasi fiocco di neve.
Come non ricordarsi, per fare un solo esempio, la dura presa di posizione contro i vertici di Formula Imola arrivando fin quasi alle carte bollate, e nel giro di 24 ore un radicale cambiamento di posizione, mai spiegato, che è costato la poltrona ad un assessore, fino ad appoggiare un calendario di utilizzo della pista peggiorativo rispetto a quelli già problematici della giunta precedente a guida Pd.

Allora è chiaro che sul piatto della bilancia hanno pesato la poco o nulla capacità di governo, la difficoltà a tradurre in pratiche di governo le promesse fatte in campagna elettorale, ma anche, e soprattutto, il costante distacco con la città e la propria base elettorale, compresi gli stessi attivisti del M5s. Tanto che negli ultimi tempi si faceva davvero fatica a capire chi e cosa rappresentasse il Movimento in città e chi e cosa rappresentasse questa Giunta.

Ora Imola tornerà al voto. Si volterà di nuovo pagina, ma cosa ci aspetta dietro l’angolo? La cosa certa è che, chiunque sarà chiamato a governare, troverà una città con enormi problemi da risolvere (discarica e gestione rifiuti, Osservanza, autodromo, pianificazione urbanistica, sanità e welfare, ecc.), problemi che non potranno essere affrontati guardano alle esperienze fallimentari del passato, ma avranno bisogno di idee e progettualità, condivise, che guardino al futuro e non solo prossimo.

Facile fare gli elenchi, ma capire chi potrà governare questo percorso è molto più complesso. Perchè all’orizzonte non c’è molto che faccia sperare.

Lasciamo stare il M5s che, come successo in tutta Italia, pagherà un caro prezzo per le sue incapacità e le sue paure di governare innovando, allora bisogna guardare a destra e a sinistra, a meno che non si pensi ad alleanze come quelle in Umbria, che però non lasciano ben sperare.

Dopo la debacle elettorale delle amministrative 2019, quando la Lega e i suoi alleati speravano in un ribaltone in più realtà del circondario imolese, difficile pensare che il centro destra possa vincere a Imola. Difficile, ma non impossibile, visto anche i recenti voti, buon ultima l’Umbria. Servono però persone rappresentative, che diano garanzie e sicurezze. Ci saranno? Molto della possibilità di andare almeno al ballottaggio, il centrodestra se le gioca proprio attorno alla squadra che sarà in grado di presentare. Non basterà l’aria che tira a livello nazionale.

Di certo un aiutino non indifferente può venire dal centrosinistra, che naviga ancora in acque paludose e nebbiose, con il partito maggioritario che non è riuscito in questi mesi ad uscire dalle secche nelle quali l’avevano portato l’esperienza renziana a livello nazionale e “manchiana” a livello locale.

Il Pd è un partito che guarda ancora indietro, troppo legato a chi l’ha guidato negli ultimi anni, incapace di fare i conti con un passato pesante, che l’ha portato ad una sconfitta elettorale drammatica, e con un presente che richiede competenze e innovazione.

Fare i conti con il passato, capire che non si governa contro ma con, rendersi conto che la città è prima di tutto dei cittadini e non dei poteri economici, finanziari o di altri piccoli poteri personali ai quali si sono lasciate troppa libertà nella guida di enti importanti per la città. Voltare pagina sarebbe davvero auspicabile, ma molto difficile in questo contesto. La nuova guida del Pd non ha dimostrato ancora autorevolezza e capacità di avere una propria autonomia, non c’è stato nessun segnale di mettere in discussione le scelte passate, non si vedono idee e progetti che guardino avanti, alle nuove emergenze planetarie così come ai nuovi bisogni che la città ci presenta. Una guida ancora troppo legata ai fasti del passato, alle facile passerelle, a chi in questi anni ha fatto danni politici ed economici.

A ben guardare, nel centro sinistra, l’unica vera novità, aspettando Renzi e i suoi seguaci, è l’associazione lanciata dall’ex candidata sindaco del centro sinistra Carmen Cappello, un tentativo lodevole, che nelle intenzioni dice di voler porre al centro i problemi della città e la loro soluzione, di qui però a dire che il percorso avrà successo ne corre. Soprattutto bisognerà capire se la Cappello, reduce da una pesante sconfitta elettorale, potrà essere quel faro attorno al quale ruoteranno le varie anime che andranno a comporre la lista per il futuro voto amministrativo. E questo non è per niente scontato. In mancanza di un vero leder, in tanti si arrogheranno il diritto di potere dire la loro, fino a potersi presentare come il candidato ideale.

Ecco quindi che il vero rischio che corre questa città è di avere un governo che, invece di essere schiavo delle proprie paure e incapacità come quest’ultimo, sarà schiavo del suo passato, legato a meccanismi che la città non può più sopportare. Un governo che cercherà di governare riproponendo meccanismi già visti e falliti, quando invece Imola avrebbe bisogno di qualcosa che guardi in avanti e progetti il futuro.

Ne saremo capaci?

(Valerio Zanotti)