Ilva, Alitalia, Whirlpool e le altre 160 crisi aziendali irrisolte, rappresentano i nodi della crisi del tessuto industriale italiano che oggi arrivano prepotentemente al pettine, molte di queste crisi languono da anni al Ministero dello Sviluppo Economico, altre si sono aggiunte recentemente, mentre alcune come Ilva E Whirlpool che sembrano essere state risolte nell’autunno dello scorso anno oggi sono pericolosamente riemerse, il Governo affronta queste vertenze mettendo una toppa dietro l’altra senza una minimo di strategia di progetto di rilancio industriale, intanto il fine anno si avvicina e andranno rifinanziati gli ammortizzatori sociali per circa 250 mila lavoratori.
Il mese scorso era esplosa la trattativa Whirlpool, ad inizio ottobre la multinazionale americana aveva annunciato la chiusura dello stabilimento di Napoli a partire dal 1 novembre con il conseguente licenziamento di tutti i 412 lavoratori, la vertenza approda a palazzo Chigi e il premier Conte riesce a metterci una toppa, l’azienda ritira la procedura di chiusura dello stabilimento facendo così ripartire la trattativa tra Governo, azienda e sindacati sul futuro di questo importante sito produttivo per Napoli e per l’intero mezzogiorno.
Appena risolta una crisi con una toppa esplode la vicenda Ilva di Taranto, qui i posti di lavoro a rischio compreso l’indotto sono oltre 20 mila e si rischia pure il naufragio definitivo della siderurgia nazionale. E’ di inizio novembre che l’imprenditore franco-indiano Arcelor Mittal con una lettera comunica ai commissari straordinari di volere rescindere l’accordo per l’affitto con acquisizione delle attività Ilva Spa e di alcune controllate acquisite nel 2018, restituendo il tutto allo Stato italiano entro 30 giorni. La mossa, che secondo l’azienda deriva dall’assenza dell’immunità penale, ha spinto il Governo a convocare un vertice d’urgenza al MiSE il vertice è poi terminato a palazzo Chigi e anche di questa vertenza adesso si sta interessando il premier Conte, che ha messo sul tavolo della trattativa un nuovo salvacondotto, ma adesso è venuto fuori che l’immunità penale sembra che non basti ad Arcelor Mittal in quanto ci sarebbero tra gli 11 mila lavoratori diretti di Ilva ben 5 mila esuberi, nel mentre sindacati e Governo cercano anche di tenere a bada le aziende dell’indotto, che vista la situazione, qualcuna aveva già manifestato l’intenzione di procedere con delle riduzioni di personale. Di fronte alla ferma intenzione di Governo e sindacati di non perdere questo importante sito produttivo, che da solo nel paese fa 1,4 punti di Pil, Arcelor Mittal sarebbe disponibile a non abbandonare Taranto mettendo sul piatto una proposta per riaprire una trattativa seria sul futuro del più grande stabilimento siderurgico d’Europa, fermo restando l’attivazione dell’immunità penale, l’imprenditore franco-indiano sarebbe disponibile ad aprire l’Ilva all’ingresso di partner pubblici per un 20/30% del capitale aziendale, continuerebbe a produrre acciaio passando dagli attuali 4,5 a 4 milioni di tonnellate, riconfermerebbe i 4,2 miliardi di investimenti necessari per ammodernare gli impianti produttivi e per il risanamento ambientale dello stabilimento, gli esuberi tra i lavoratori scenderebbero a 3 mila, sembra che Governo e vertici Ilva stiano con discrezione trattando sulla base di queste ultime novità.
E veniamo alla commissariata Alitalia per cui si attende, tra proroghe continue e pubblici prestiti ponte, dopo mesi e mesi la migliore offerta. Anche qui il nodo della trattativa con gli eventuali partner disponibili a far parte di una newco guidata da FS e Atlantia sono gli esuberi, 2.500 secondo l’americana Delta, ben 3.000 secondo la tedesca Lufthansa e adesso salta pure fuori che tali partner sarebbero disponibili a entrare nel capitale della newco solo a ristrutturazione avvenuta, sostanzialmente non vogliono farsi carico degli eventuali esuberi. Purtroppo il problema Alitalia si trascina senza una soluzione definitiva da oltre un decennio, le risorse dell’ultimo governativo prestito ponte stanno per esaurirsi e presto potrebbero non esserci più soldi in cassa per proseguire l’attività, l’incubo di una svendita totale potrebbe presto purtroppo trasformarsi in realtà.
Che la situazione delle 160 crisi aziendali aperte al MiSE sia grave lo dice il fatto che subito dopo l’esplodere della vicenda Ilva a inizio novembre, c’è stato un faccia a faccia tra il premier Conte e il presidente Mattarella, con quest’ultimo che ha sollecitato il Governo a cercare di trovare rapidamente delle soluzioni definitive a tutte queste vertenze aperte.
E’ bene ricordare che a salvaguardia del punto produttivo e in difesa dell’occupazione nelle varie crisi aziendali in prima linea sono sopratutto impegnati i lavoratori insieme ai loro sindacati, infatti balza agli occhi la mobilitazione in corso dei sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil iniziata il 31 ottobre con due ore di sciopero con assemblea in tutti i luoghi di lavoro per fermare le crisi industriali e occupazionali, far partire gli investimenti, riformare gli ammortizzatori sociali e tutelare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. La mobilitazione dei metalmeccanici terminerà con la grande assemblea dei delegati mercoledì 20 novembre a Roma dove prenderanno la parola i leader dei sindacati metalmeccanici
(Edgardo Farolfi)