Imola. Siamo già alla Vasco – mania al 21 di novembre quando il grande concerto, il quinto a Imola il 26 giugno del 2020 (il primo si tenne alla Fiera del Santerno con il Blasco ancora giovanissimo, poi tre volte all’Heineken festival a cavallo degli anni Duemila nel paddock dell’autodromo sempre superando ampiamente i 100mila spettatori) con giovani in fila per prendere il biglietto ben prima dell’apertura del negozio “Alla the best” in via Mazzini e a Mediaworld all’interno del centro commerciale “Leonardo”.
I ragazzi si fanno dare dei bigliettini con sopra scritto un numero dal Bar Centrale per essere fra i primi e i più sicuri di centrare l’obiettivo, poi arrivano gli ultracinquantenni e ultrasessantenni del “Fronte del palco” che si infilano nel negozio con già pronte le liste dei gruppi di amici per prenotare. Tutti insieme, non molto appassionatamente ma senza troppe proteste, oltre un centinaio di persone a cercare la via maestra per arrivare agli agognati tagliandi con prezzi che vanno dagli 80 ai 90 euro.
Ma sorpresa, dalle 9 in poi in una fila scomposta quasi tonda, si può solamente ritirare previa indicazione dei nomi e delle date di nascita un altro foglietto con scritto sopra un numerino e la raccomandazione a ripresentarsi alle 10.50 perché dalle 11, pare, si potranno ritirare i biglietti nominali. Alle 11 c’è ancora la fila per i numerini, quindi bisogna ancora aspettare per i preziosissimi tagliandi. Ma tutti resistono più decisi che mai, nonostante il sistema vada in tilt. In fondo Vasco è una rockstar che merita tutto questo affetto, non ha tradito mai il suo pubblico ed è tornato anche perché lo scorso giugno, dalla Rivazza, in tremila, lo avevano invocato cantando più volte “Alba chiara”.
(m.m.)