Dopo l’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani da parte di un missile Usa, che ne ha polverizzato il Suv, Trump ha giustificato l’eliminazione valsa ad interrompere la sua azione di finanziatore di terroristi che avrebbero colpito l’America, ad eliminare l’artefice più importante della geopolitica iraniana ed suo programma nucleare, senza dimenticare le sue pericolose “influenze” sull’Iraq che prima o poi avrebbero riacceso i venti di guerra sul Medioriente.

Qasem Soleimani

Vero è che le amministrazioni Bush “senior & “junior” ci misero del loro in quell’area nell’avvalorare accuse a volte infondate agli avversari, ma a tanti “operatori del settore” l’uccisione del generale chiave di Tehran è sembrato un azzardo inopportuno, che rischia di far naufragare per un bel po’ di tempo ciò che le amministrazioni Clinton e Obama avevano “costruito” sul tema delle relazioni col mondo arabo d’oltre oceano, trattato con rispetto, gentilezza e ferma determinazione ossia non come nemici dichiarati.

Il perché gli Usa alla lunga finiscano sempre per “rischiare” la guerra lo inquadrò tempo fa il politologo Ian Bremmer che in un suo saggio, in merito ai rischi geopolitici, scrisse di un futuro non lontano, dell’assenza di una leadership globale e del verificarsi di un trend “dismissivo” da parte dell’unica superpotenza (Usa) allora rimasta, dopo quell’altra che c’era (Urss) ed in attesa di quella del futuro (Cina), e che sarebbe stata più impegnata a salvaguardare i (soli) suoi interessi, come ad esempio delle rotte del petrolio in Medioriente.

Infatti a quei tempi, soprattutto da parte delle amministrazioni repubblicane, più di una voce si levò denunciando un affiorante antiamericanismo, anche da parte degli alleati: “Abbiamo salvato il mondo dal nazismo e dal fascismo e continuiamo a proteggerlo, ma noi americani passiamo per oppressori”. E ancora: “Ogni intervento costa caro al contribuente a stelle e strisce e provoca ondate di antiamericanismo, meglio prenderne atto e tirare i remi in barca”.

Come dar loro torto, da parte nostra l’Italia a suo tempo battè in velocità perfino Hitler pur di dichiarare guerra agli Usa, che poi ci hanno “salvato” evitando che diventassimo una colonia tedesca (se avesse vinto) e di nuovo “salvato” evitando poi una fine da repubblica “falce e martello” tipo Ungheria o Romania.

Di minor spessore “geopolitico” ma di grande appeal sociale ed ancora oggi ancora nei cuori di qualche nostalgico fu invece il rigurgito antiamericano durante il sessantotto che sponsorizzò, a (insindacabile) giudizio degli “adepti” più facinorosi, l’odio verso gli yankee rei di avere la colpa di essere nel bene, ma soprattutto nel male, i soli padroni del mondo, anche se poi si è visto che in realtà è colpa del mondo se a prescindere qualcosa va storto.

(Giuseppe Vassura)