E’ inutile nasconderlo: l’odio dilaga. Come un fiume in piena inonda irrefrenabile con la sua melma. Odio verso i politici, odio verso i giornalisti, verso i professoroni, in un continuum che non risparmia nessuno. Potrebbero restarne immuni gli ebrei? Dal tempo dei tempi siamo il capro espiatorio dei mali dell’uomo, è sempre stato così. Il 15,6% della popolazione italiana sostiene persino che la Shoah non è mai esistita. Il 25 novembre scorso, mi capitò di essere apostrofato con violenza in un modo ed in un luogo inaspettato. Ero con la mia famiglia in un cinema per assistere ad una proiezione di un film, quando quattro uomini adulti mi apostrofarono inaspettatamente pronunciando offese nei confronti miei e del mio popolo e affermando veentemente che la Shoah era frutto dell’invenzione di noi ebrei. Mi innervosii, divenni furibondo, ma mai avrei potuto credere che questa sarebbe stata l’opinione del 15,6% della popolazione italiana, cioè non meno di 9.600.000 di italiani.

Per questo, l’evento che avrà luogo sabato 8 febbraio pv riveste un’importanza decisiva per ogni essere libero. Un giardino situato nel Quartiere San Lazzaro, a pochi passi dalle scuole medie Farini, un giardino pubblico verrà intitolato a Camelia Matatia, adolescente martire della Shoah. E’ facile pensare che Camelia fosse stata una mia parente, esattamente la prima cugina di mio padre. Questa ragazza, forlivese di nascita, nel ’39 si trasferì a Bologna, dove lo zio Leone possedeva una pellicceria. A seguito delle leggi in difesa della razza del 1938, lei e gli altri studenti ebrei vennero cacciati nelle scuole pubbliche. Pertanto la scelta di trasferirsi a Bologna divenne obbligata perché nei locali della Comunità Ebraica vennero allestite alcune classi per gli studenti ebrei. La situazione col tempo divenne sempre più pericolosa per gli ebrei, così quel ramo della mia famiglia cercò riparo a Savigno, dove restò al sicuro sino al 1 dicembre 1943, data nella quale questa povera famiglia venne catturata dai fascisti e consegnata ai nazisti per concludere i propri giorni ad Auschwitz. La sedicenne Camelia Matatia venne gasa il 10 gennaio 1943.

Questi ultimi anni li ho vissuti con l’appoggio determinante di mia moglie Silvia per far sì che questi martiri non venissero dimenticati. Dedichiamo le nostre giornate a spiegare soprattutto ai più giovani l’importanza della memoria storica. Potete immaginare la nostra gioia quando venimmo a sapere che sono stati proprio i giovani studenti di questa scuola media bolognese a volere fortemente che quel giardino fosse dedicato a questa ragazzina sedicenne.

Sono certo che questa intitolazione possa essere un passo importante per far si che non solo Camelia, ma tutte queste giovani vite spezzate possano trovare nuova linfa per raccontare a cosa possono condurre le idee malate, gli odi diffusi, le paure senza senso e, soprattutto, i linguaggi violenti di taluni, politici e non.

(Roberto Matatia)