Imola. Un clima senz’altro surreale quello che si vive lungo i corridoi del Santa Maria della Scaletta. L’attenzione è ai massimi livelli, anche alla luce del primo contagio da Covid-19 che si sarebbe verificato nel Circondario. Tra i reparti non si parla d’altro. Le televisioni, nelle camere delle stanze sono tutte accese sui telegiornali.
I sanitari impegnati tra i reparti mantengono tuttavia un’impressionante ed impeccabile professionalità, pur con tutte le difficoltà immaginabili di questi giorni.

Gli infermieri ed i medici sono quelli forse più provati dall’emergenza sanitaria delle ultime settimane.
La tensione si può intravedere tra alcuni sanitari, altri invece mantengono una calma degna del miglior monaco tibetano. Molti dei corridoi principali del Santa Maria della Scaletta sono deserti. Non si sente volare una mosca. Il clima è irreale. Alcuni accessi sono stati transennati, alcune uscite sono state chiuse.
Insomma, come una sorta di struttura a compartimenti stagni, si cerca di controllare il più possibile l’accesso di persone in meno luoghi possibili.
Negli ultimi giorni inoltre, il personale sanitario è stato sottoposto a continui corsi di aggiornamento sulla recente emergenza sanitaria e sulla conoscenza del nuovo virus.

Quanto è emerso è assai interessante. La mascherina chirurgica avrebbe molta meno efficacia rispetto al modello FFP2, che trattiene anche le polveri più sottili. Come si sa, non vi è il contagio a distanza ravvicinata da un paziente infetto, ma un contagio tramite droplet , ovvero se questi starnutisce o tossisce. Allora sì, tramite queste “goccioline”, quando queste si fermano su qualche superficie che tocchiamo. Una maniglia di una porta magari toccata una persona infetta, se dopo ci si tocca la bocca o il naso allora il virus è trasmissibile.
La parte più difficile è quella dell’effettuazione del tampone, dove c’è verosimilmente un rischio di contagio molto alto. L’operatore sanitario deve vestirsi di tutto punto, con ad esempio un camice idrorepellente.

(Aris Alpi)