Quando si parla di Economia e di danni economici, c’è un settore che rimane ai margini dell’attenzione. Non se ne parla come di un settore che produce ricchezza direttamente. E’ la Cultura.
Si parla dei danni turistici. L’Italia, del resto, è un Paese dove il turismo deve gran parte dei suoi proventi al patrimonio artistico e culturale. Ma del settore culturale poco si parla. Comprensibile, vista l’emergenza sanitaria. Ma credo sia utile fare luce sugli aspetti meno visibili di questa situazione. Il mondo dello spettacolo e della cultura, anima creativa del Paese, luogo dell’esperienza estetica, della bellezza, è in ginocchio. Non fa eccezione rispetto agli altri settori economici. Banale considerazione: tutte le attività sono state sospese da subito, per la fruizione collettiva che comportano. La Regione ha attivato anticorpi con un festival in streaming. Anche in ambito musicale, si organizzano concerti in rete (v. Bologna Jazz Festival e altri). Nella didattica si continuano le lezioni on line. Lo fa l’Accademia pianistica. Lo fa la Scuola Vassura-Baroncini, con corsi individuali on line per chi vuole frequentarli. Per i bambini organizzati in classi gli insegnanti preparano video e canzoni da inviare alle famiglie degli allievi per dare continuità all’attività. Così si procederà fino a giugno. Il commissario Izzo ha disposto la riapertura della scuola in allineamento con le altre scuole. Annullati definitivamente alcuni appuntamenti ricorrenti come “Le case della scienza” e “Naturalmente Imola”.
La musica
Vi è forte preoccupazione nel mondo dei festival e delle rassegne. “La cultura è la cenerentola dei servizi” dice Fabio Ravaglia del Combo Jazz Club “è sempre stato il settore che ha subito i tagli per primo in situazioni di difficoltà economica. Considerati i danni che si stanno generando, ho dubbi che tutto ritornerà come prima e temo che si riparta da una condizione di maggiore difficoltà”. Il Festival “Crossroad “ che si svolge sull’intero territorio regionale da febbraio a giugno potrebbe subire altri annullamenti in base all’evoluzione degli eventi. Venti le date saltate nel mese di marzo. Sul dopo non si sa, ma è probabile che salti un altro pezzo di programma. Di questo faceva parte anche Cassero Jazz (previsto per fine marzo), mentre in aprile sono previsti Dozza Jazz e i due concerti di Imola. Molti i musicisti stranieri ingaggiati per la rassegna che non riusciranno a partecipare. Recuperare una loro presenza nei prossimi mesi non è affatto scontato. Si tenterà di ripristinare per quanto possibile i concerti con musicisti italiani. Per alcuni di questi solo a marzo sono stati annullate 15 date. Nella peggiore delle ipotesi “ Crossroads” cercherà di ripianificare il quanti più concerti possibili. La Federazione nazionale Jazz che comprende Jazz Club, fotografi, etichette discografiche, i promoter dei festival si sta attivando col Ministero per individuare soluzioni che contengano un effetto disastroso. Pochi i professionisti in un mondo che vive di gran lunga più sul lavoro precario e ha l’indotto oltre che dei gestori di sale, anche dei service tecnici e di diverse altre professioni. Non è chiaro inoltre se i riconoscimenti economici stabiliti nei decreti governativi saranno applicabili alle partite Iva e alle cooperative che operano in ambito musicale.
Compromesse anche le consuete attività estive organizzate dal Comune, mentre “Imola in musica” slitterà a settembre, elezioni amministrative permettendo.
Il Teatro
La Stagione di prosa del Teatro comunale di Imola ha spostato gli ultimi tre spettacoli in cartellone (“Dracula”, “Arsenico Vecchi merletti” e “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte”) ad aprile e maggio (compagnie già confermate). Tuttavia non serpeggia ottimismo sulla possibilità di realizzare questa ipotesi. Si pensa ad un ulteriore rinvio a settembre e ottobre. Luca Rebeggiani, direttore del teatro prevede un orizzonte grigio nel settore. “Ho sentito altre direzioni in regione e già si sta pensando a una revisione della politica degli abbonamenti. Ci aspettiamo un calo del pubblico per l’impatto sul reddito di questa epidemia anche dopo la sua conclusione” dice Rebeggiani. “La formula di Imola ingaggia le compagnie per una settimana e garantisce di più, ma chi ha debutti secchi o produzioni in corso subirà significative penalizzazioni per gli investimenti già fatti”. Poi va considerato il mondo delle professioni che fanno funzionare il teatro: dalle maschere, ai tecnici, agli organizzatori. Congelata anche la rassegna di primavera di Tilt con la possibilità incerta di recupero degli spettacoli.
“A livello nazionale sono 24 i festival annullati nella musica e nel teatro che non saranno recuperati. Molto lavoro vanificato. Per i festival più grossi sfuma anche 1 anno e mezzo di lavoro” sottolinea Cristina Valenti , docente del Dipartimento delle Arti e dello spettacolo dell’Università di Bologna che in questi giorni sta tenendo lezioni, seminari, discussioni di laurea da remoto.
Fra i numerosi incarichi e attività è Presidente dell’Associazione “Scenario” con sede a Bologna, che ha dato vita a un progetto per la valorizzazione e la promozione delle nuove realtà emergenti del teatro di qualità e al premio omonimo. “Scenario festival aveva già il programma definito e calendarizzato dal 29 giugno al 4 luglio. Pensiamo di rinviarlo dal 7 al 12 settembre e non sarà facile ricomporlo per quelle date. Il danno è notevolissimo. “Nel settore teatrale” continua Valenti “ tutti i lavoratori e le lavoratrici vengono assunti a giornata sia nei Teatri nazionali che nelle piccole strutture. Il calcolo delle giornate si fonda sui contributi versati e non è loro riconosciuta la disoccupazione. Per ottenere contributi ministeriali per es. si applicano requisiti prevalentemente quantitativi fondati sulle giornate lavorative e di spettacolo. In più i progetti vanno rendicontati e se saltano, la rendicontazione è impossibile con una perdita netta. Le piccole realtà saranno quelle più penalizzate. Non hanno tutele. Per queste ottenere contributi significa dimostrare un minimo di 30 spettacoli realizzati l’anno precedente. Si può quindi immaginare la situazione in cui verseranno l’anno prossimo”. L’anno è già in gran parte compromesso.
Una riflessione
Teatri, cinema, musei, mostre, sale per concerti sono chiusi. E questo è noto. Tuttavia è utile andare oltre. La ragione sta nella consapevolezza di quanto sta accadendo. La consapevolezza aiuta a riprogettare il futuro dopo questa cesura del tempo, delle vite quotidiane, con tanti lasciati sul terreno di battaglia. Chi saremo dopo, cosa accadrà, cosa potremo fare per rialzarci? E’ un’occasione di riflessione. Se guardiamo alla cultura non solo come intrattenimento e svago ma come strumento per capire la realtà, per conoscere e mettere in valore la conoscenza, allora la prospettiva cambia. Ci si accorge della sua funzione essenziale. La cultura è scoperta, espressione umana, formazione dell’identità individuale e collettiva, fattore fondamentale di sopravvivenza, comprensione della complessità. La realtà è complessa. Lo vediamo in queste settimane cercando di far fronte all’aggressione virulenta di un virus. Non esistono risposte semplici a problemi complessi. Crederlo è illusorio. Per questo è importante investire energie per comprendere, approfondire, rendersi conto. Rintanati nelle nostre abitazioni possiamo leggere, scrivere, documentarci, usare le tecnologie digitali che ci aprono a mondi distanti e tramite queste vedere film, piéce teatrali, ascoltare musica. Questa dolorosa vicenda ci impone una clausura che tutela dalla malattia del corpo ma sta producendo anche sofferenza psicologica. Di questa ci accorgeremo forse meglio quando ne saremo fuori. Saremo un po’ storditi e dovremo tornare a socializzare e a riabituarci alla dimensione collettiva di vicinanza. La cultura è esperienza emotiva, estetica e dunque di apprendimento. Essa è tanto più efficace quanto più è condivisa. La relazione è infatti il luogo in cui si scopre la bellezza. Lo dice bene nel suo saggio
“La bellezza e l’anima” , Piero Ferrucci, psicoterapeuta e filosofo. “(…) il bello vive e respira nella relazione. Ascoltare una musica, vedere un film o un paesaggio assieme a un’altra persona o da soli: sappiamo tutti che c’è un’enorme differenza. La psicologia e la neurofisiologia stanno dimostrando che siamo esseri sociali e che il nostro cervello e tutto il nostro organismo sono fatti per la relazione. Nel corso della nostra evoluzione abbiamo imparato a leggere le emozioni altrui, a partecipare e condividere, tanto che da queste capacità dipende la nostra sopravvivenza. Nessuna nostra esperienza si può capire appieno se non nel contesto della relazione. (…) è proprio la presenza dell’altro a rendere il bello possibile. (…) l’intelligenza estetica consiste anzitutto nella capacità di lasciarsi contagiare dall’entusiasmo altrui”. Insomma insieme è meglio.
Ecco l’importanza dei luoghi di spettacolo e di cultura e l’assicurazione di un sostegno perché ripartano al termine di questa dolorosa vicenda che ci rende tutti più poveri. La cultura ci aiuta a capire e a difenderci nella congiuntura presente ma è altrettanto essenziale iniziare a pensare come farla ripartire per tornare ad essere un luogo vitale di socializzazione e di evoluzione.
(Virna Gioiellieri)