Faenza. Devo essere sincera, quando ho sentito alla Tv il primo discorso del Premier Conte ho subito pensato, o forse sperato, che questo periodo di quarantena non potesse durare poi a lungo; dopotutto, dicevo tra me e me, sarà questione di poco. Mi sbagliavo di grosso!

La mia quarantena è iniziata circa 20 giorni fa; dapprima ho smesso di frequentare locali, bar, il centro yoga, la palestra. Mi erano rimaste solo le passeggiate in campagna con le amiche, con mia sorella, con il mio ragazzo… pian piano però anche le passeggiate sono diventate sconsigliabili onde evitare contatti “indesiderati” che potessero portare eventuali contagi.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Man mano che passano i giorni, però, mi rendo sempre più conto che in realtà ciò che questa quarantena forzata mette “alla prova” non sono tanto le abitudini quotidiane, bensì un altro campo del nostro quotidiano: gli affetti.

Repentinamente ho smesso di vedere il mio ragazzo, le amiche e gli amici. Il preludio alla primavera, dove tutto nasce e rifiorisce, sta rivelandosi in realtà una fase di vita piuttosto triste, per tutti, perchè non possiamo abbracciarci, guardarci negli occhi, toccarci, sentire presenze che al momento potrebbero aiutarci a tirare un sospiro e andare avanti .

La pandemia di Covid -19 ha dato una brutale stangata alla fisicità e al contatto fisico, che già da prima erano stati messi duramente alla prova da social, cellulari e chat. E’ stato un po’ il colpo di grazia a quel poco che era rimasto di autentico nei rapporti umani. Ed è proprio questo ciò che a me manca di più: il fragore della risata di una persona amica, le passeggiate, l’abbraccio di chi ami, la spensieratezza di certi momenti.

Ciò che rimane ora è soltanto una città deserta, i cui abitanti sono serrati nelle loro case, avvolti da un silenzio quasi spettrale interrotto solamente dal suono delle sirene delle ambulanze o dai rintocchi delle campane delle chiese.

Se però da una parte questo fenomeno sta minando l’ equilibrio e la vita sociale e affettiva di ciascuno di noi, dall’altra parte però esso costituisce una valida occasione per riflettere su tante cose.

In questi giorni, mentre scorrevo le notizie online, mi è capitato di leggere una rubrica de “La Stampa” intitolata: “L’amore ai tempi del coronavirus, come far sopravvivere i sentimenti alla quarantena e alle paure”. L’autrice, dott.ssa Valeria Randone (psicologa), ha elencato le varie situazioni relazionali di ciascuno di noi, spiegando come raggirare l’ostacolo della solitudine derivante dalla mancanza di contatto; per poi concludere con una nota di velato ottimismo, e cioè dicendo che dobbiamo prendere questo periodo di prudenza nei contatti come una sorta di finestra percettiva sul nostro mondo interno, volta a portarci a una maggior consapevolezza di noi stessi e dei nostri rapporti con gli altri.

Non potrei essere più d’accordo. Torneremo a riabbracciarci, a parlare “a quattrocchi”, a ridere insieme e, perchè no, a discutere. E sarà 1000 volte più bello di prima.

Basta avere pazienza.

(Annalaura Matatia)