L’incertezza è l’unica certezza. Si può uscire, sì, no, solo per emergenze, anche per motivi di salute, mezzo chilometro, no duecento metri. Qualcuno si è legato in cintura una corda lunga quanto due campi da calcio, l’ha assicurata al portone di casa e si è avventurato per i vicoli.
Non si sa chi ha messo in giro la voce che serve l’autocertificazione anche per spostarsi da un ambiente all’altro, dentro casa. “Il sottoscritto, consapevole delle conseguenze penali previste in caso di dichiarazioni mendaci, si reca al cesso per comprovate esigenze fisiologiche”.
Si è fatto più di un tentativo di cantare dai balconi, ma non si è trovato l’accordo. C’è chi ha provato a intonare l’Internazionale: ha respirato a fondo e ha attaccato. “Compaaagni avanti, il gran Partiiito / noi siamo dei lavoratooori…”. Un dirimpettaio – con in testa un fez dall’odoraccio di naftalina – lo ha sovrastato: “Faccetta neraaa, bell’abissinaaa…”
Son volati vasi di gerani e annaffiatoi a dieci metri d’altezza, sopra la strada, e lì l’esibizione canora si è arenata, tra anatemi arcaici dal significato misterioso: “Fat dèr in tal cul!”
Smentita da entrambe le parti la diceria di una reunion della band.
(Eugenio Saguatti)