Insegnare nonostante tutto. Nonostante la distanza, che ci impedisce di vedere davvero l’altro; i nostri allievi, le loro espressioni, le loro emozioni. Stando lontani; separati da muri, ma collegati da onde, incorporee e distanti; fissando uno schermo luminoso, alla ricerca di un feedback, di un qualche cenno di comprensione.
Insegnare nonostante tutto. Nonostante la paura che serpeggia nella società; il timore che queste possano essere le ultime ore “serene” per te o per i tuoi cari; vivere guardando cifre, nella precarietà della statistica e delle sue folli variazioni; numeri che in realtà sono vite, madri, padri, nonni. Amori spezzati da un nemico invisibile, un lento parassita di ogni gesto fisico d’affetto.
Insegnare nonostante tutto. Per far capire ai ragazzi che anche dal terribile può nascere l’arte; da tutto questo dolore e sofferenza certo, ma anche da questo “senso di noia” che implacabile si abbatte sempre più violentemente sulle loro menti. In questa Romagna che abbiamo dovuto “abbandonare”, dovremo tornare. Servirà la loro fantasia, la loro speranza; la loro capacità di immaginare e creare un mondo migliore.
Insegnare nonostante tutto. Perché non ci si può e non ci si deve fermare; il prezzo che stiamo pagando è già troppo alto. Non possiamo accettare di perdere anche la possibilità di accendere loro il faro del pensiero critico. Una luce che creerà i cittadini di domani; magari, si spera, più saggi e avveduti di noi.
Insegnare nonostante tutto. La poesia, per far scorgere loro la bellezza che c’è nelle emozioni umane, anche in quelle che nascono in tempi terribili; le scienze, per comprendere questo strano e cupo mondo, e le sue imprevedibili “meccaniche” fatte di atomi, molecole e viventi, generatori di ordine e caos; il teatro, per cercare di far esprimere loro le mille emozioni, più o meno consapevoli, che stanno provando. Farlo, nonostante il freddo distacco del digitale; perché siamo esseri umani, emozionali, appassionati.
Insegnare nonostante tutto. Per salvare loro dal senso di vuoto di quest’obbligata distanza, ma forse anche per salvare noi stessi. Perché se le nostre “idee” potranno costruire qualcosa nel loro cuore, avremo trovato il segreto dell’immortalità. Ed almeno una parte di noi sarà scampata all’epidemia.
(Ruben Philip Impellizzeri)