Roma. Anche la chiesa scende in campo con il Coronavirus e lo fa con gli strumenti che le sono propria: la preghiera. Così venerdì 27, ore 18, papa Francesco scenderà in una piazza San Pietro vuota esporrà il Santissimo Sacramento e sarà impartita a tutto il mondo la benedizione “Urbi et Orbi” a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

“Come noto l’indulgenza è la totale o parziale remissione, cioè la cancellazione, della pena temporale dovuta per i peccati già confessati e perdonati sacramentalmente – spiega in un articolo l’Avvenire -. Per spiegarla bene, spesso si ricorre all’esempio del foro sul muro e del chiodo che l’ha procurato. Il chiodo è il peccato che una volta confessato e perdonato attraverso la Confessione ‘non c’è più’. Resta invece l’effetto del male commesso, il foro, che l’indulgenza per così dire chiude. Riassumendo: l’assoluzione sacramentale cancella i peccati, mentre l’indulgenza cancella la pena temporale, che non significa terrena, ma con una durata di tempo non senza fine: terrena, oppure da scontare in Purgatorio. Normalmente le condizioni per ottenere l’indulgenza sono la Confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera secondo le intenzioni del Papa. È inoltre chiesta un’opera ‘indulgenziata’ da compiere nei tempi stabiliti, che può essere, ad esempio una determinata preghiera o la visita a una chiesa particolare. Come detto però in questi tempi di emergenza la Chiesa dà la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria ai malati di coronavirus, agli operatori sanitari, ai familiari e a quanti, con modalità differenti si prendono cura di chi sta male. E proprio in virtù della situazione attuale stabilisce condizioni particolari, che ad esempio non prevedono la presenza fisica alle celebrazioni, salvo poi provvedere appena possibile. Vale la pena leggere direttamente, quanto stabilisce il decreto della Penitenzieria apostolica pubblicato lo scorso 20 marzo: Si concede l’Indulgenza plenaria ai fedeli affetti da Coronavirus, sottoposti a regime di quarantena per disposizione dell’autorità sanitaria negli ospedali o nelle proprie abitazioni se, con l’animo distaccato da qualsiasi peccato, si uniranno spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione alla celebrazione della Santa Messa o della Divina Liturgia, alla recita del Santo Rosario o dell’Inno Akàthistos alla Madre di Dio, alla pia pratica della Via Crucis o dell’Ufficio della Paràklisis alla Madre di Dio oppure ad altre preghiere delle rispettive tradizioni orientali, ad altre forme di devozione, o se almeno reciteranno il Credo, il Padre Nostro e una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, offrendo questa prova in spirito di fede in Dio e di carità verso i fratelli, con la volontà di adempiere le solite condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), non appena sarà loro possibile.