Imola. Non era una previsione difficile. Meno auto in giro meno inquinamento nell’aria. Lo dicono tutti – esperti e non – da molti anni. I trasporti su gomma producono quel particolato e soprattutto il biossido di azoto (No2) che soffoca le nostre città che noi ci respiriamo obtorto collo tutti i giorni.
La situazione è completamente cambiata da quando sulle nostre strade il traffico si è sensibilmente ridotto. Segno evidente di 2 fenomeni: l’inquinamento si può ridurre e sì, i trasporti ne producono una gran parte (se non la maggiore).
E’ bastato mettere a sistema (è sufficiente un foglio di calcolo, un computer e qualche ora di tempo e l’operazione è alla portata di tutti) i dati della centralina Arpae di viale De Amicis a Imola per dimostrare – nel nostro piccolo quotidiano – la tesi. Non ipotesi, non previsioni ma fatti concreti, scientifici e verificabili.
Il grafico nel suo sviluppo è chiarissimo. Se seguiamo la linea blu che rappresenta l’andamento medio giornaliero del biossido di azoto nel marzo del 2020, si nota in maniera evidentissima una concentrazione di questo inquinante molto più bassa di quella dell’anno passato. La linea rossa rappresenta invece l’andamento del biossido nello stesso periodo e nelle stesse giornate di marzo 2019. E’ evidente anche che, fino alla metà di marzo, cioè pochi giorni prima che il Governo prendesse i provvedimenti riguardanti le limitazioni degli spostamenti, l’inquinante aveva una concentrazione molto maggiore dell’anno passato. In molte giornate i valori sono anche doppi rispetto al 2019. La situazione cambia drasticamente dal 14 marzo, 3 giorni dopo i provvedimenti governativi. La linea blu scende definitivamente sotto quella rossa per non risalire più.
Morale. L’emergenza in cui siamo piombati ci ha messo di fronte anche alcune opportunità che dovremmo sapere cogliere. La maggior incidenza dei casi di positività al Covid-19 si sono verificate nelle regioni italiane più inquinate. Il dibattito riguardo al legame della diffusione dell’epidemia soprattutto in zone dove gli abitanti sono soggetti per tutto l’anno ad altissimi tassi di inquinamento è aperto e non più rinviabile.
Respirare ossigeno non dovrebbe farci così male.
(Verner Moreno)
Quindi se non ho capito male chi ha scritto l’articolo preferisce la vita vissuta nel mese di quest’anno anziché quella vissuta nel 2019? E’ questa l’idea di decrescita “felice” auspicata? Io spero proprio di no. L’inquinamento atmosferico va sempre combattuto ma non certo stando tutti chiusi in casa. Occorre invece spingere su nuove tecnologie e soluzioni innovative affinché lo spostamento delle persone sia sempre meno impattante sulla qualità dell’aria nei centri abitati. Si chiama progresso. E poi bisogna sempre confrontare mele con mele e non con pere: semmai i dati di marzo 2020 devono essere confrontati con quelli di marzo 2019 e non con la media del 2019…
Gentilissimo Marco, la ringrazio per il suo commento e le rispondo molto volentieri.
Per prima cosa il confronto dei dati. La media rilevata del biossido di azoto del marzo del 2020 (mele) è confrontata con la media di marzo 2019 (sempre mele). Oltretutto, per l’accuratezza del confronto, nel grafico sono riportate le medesime giornate dei 2 anni e non solo le date. Mi spiego meglio: lunedì su lunedì, martedì su martedì, ecc. Pertanto qui di pere non se ne trova alcuna traccia.
Andando avanti. Io non preferisco di certo la vita di questo marzo a quella del marzo dell’anno passato. Tanto che nell’articolo non si trova nessun giudizio di valore che lo esprima. Mentre invece sono indicati dati scientifici dai quali ognuno può trarre il convincimento che crede riguardo al problema dell’inquinamento. Quello che si intende perfettamente è che il “progresso” non è avvenuto, almeno per quanto riguarda le fonti di inquinamento che derivano dai trasporti. Se quest’anno la media dell’inquinamento (fino al provvedimento del Governo) era maggiore di quella dell’anno passato io non mi sentirei di parlare (come si fa inutilmente da 20 anni) di progresso ma dell’esatto opposto.
Grazie per il suo interesse, cordialmente Verner Moreno
Certo che voi gretini siete proprio dei fenomeni… Prendete di volta in volta “l’inquinamento” che più vi fa comodo.
Fino a ieri il male assoluto era il PM10, e quindi di conseguenza i diesel erano tutti da buttare. Oggi invece che la notizia vera è che nonostante il blocco totale il PM10 è alle stelle, fate l’articolo su un altro inquinante, senza peraltro citare la soglia di pericolo…
Ma di PM10, CO, benzene, ecc… non dite nulla?
L’articolo, in particolare il grafico, fotografa l’attuale situazione e dimostra quanto inquinante sia il traffico tradizionale.
Prima del Coronavirus si stava diffondendo l’idea che, la movimentazione endotermica, influisse in maniera minima al peggioramento dell’aria cittadina.
Una lezione di questo triste periodo è che modificando i motori, da endotermici ad elettrici, possiamo migliorare notevolmente la qualità della vita, ridurre le malattie e, conseguentemente, ridurre i costi sanitari, liberando risorse per altri settori.
In ultimo l’aumento del Pm10: l’aria, come l’acqua, è un fluido e come tale in grado di trasportare elementi.
Se una petroliera presenta una falla ad Ancona possiamo essere certi che l’inquinamento non arrivi a Cervia?
Assolutamente no, proprio perché il mare, quindi acqua, quindi fluido può fare arrivare, tramite correnti, il petrolio anche a Cervia.
La stessa cosa è capitata con il Pm10. L’aria, in questo caso umida, ha trasportato dalla Crimea questo inquinante.
Prima di rispondere in maniera superficiale ricordo che, quasi tutti gli anni, una particolare configurazione meteorologica porta sulle nostre latitudini la famosa “sabbia del deserto”.
Eppure Imola non è una città desertica.