Bologna. Dall’assessorato alla Salute le indicazioni ad Aziende sanitarie e Dipartimenti di sanità pubblica su come garantire l’isolamento in strutture alternative. Già disponibili oltre 1.000 posti, da Piacenza a Rimini. Un aiuto anche nella ricerca di personale da impiegare nelle Residenze per anziani e disabili, oltre che nel rafforzamento dell’assistenza sanitaria.
L’assessore Raffaele Donini: “Interveniamo così su uno dei fronti più caldi. Grazie a chi si è reso disponibile ad aprire le porte e a lavorare con noi a garanzia della salute di tutti”. La vicepresidente Elly Schlein: “Strutture dedicate e supporto per sopperire alla mancanza di personale, importante per preservare le persone più fragili ed esposte come anziani e disabili”.
L’assessorato alle Politiche per la salute mette nero su bianco, con una nota inviata dalla Direzione generale ad Aziende sanitarie, Dipartimenti di sanità pubblica e Conferenze territoriali sociosanitarie di tutta l’Emilia-Romagna. Nel testo si specificano i provvedimenti da adottare per consentire l’isolamento di persone che non hanno un domicilio adeguato, o che vivono in strutture dove tale isolamento non può essere garantito in totale sicurezza.
Sono già oltre 1.000 i posti disponibili, da Piacenza a Rimini, per offrire a queste persone una collocazione alternativa in cui trascorrere la quarantena o il periodo necessario alla completa guarigione, con doppio tampone negativo.
Alberghi, soprattutto, ma anche posti disponibili in strutture private e case protette dedicate esclusivamente a pazienti covid-positivi, Ospedali di comunità: una disponibilità di posti (esattamente 1.006) a cui si è arrivati dopo un confronto che la Regione, assieme alla vicepresidente e assessore al Welfare, Elly Schlein, e l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.
L’iniziativa è stata portata avanti con i Comuni, sindacati ed i gestori delle strutture. Due gli ambiti su cui è emersa la necessità di intervenire con più incisività: quello delle persone che abitano con conviventi in quarantena a domicilio perché positivi al Coronavirus, e quello delle strutture residenziali sociosanitarie per anziani e disabili, dove in alcuni casi si è riscontrata la difficoltà a garantire un isolamento adeguato.
L’altro fronte sul quale la Regione è al lavoro da settimane è la ricerca di soluzioni al problema della carenza di personale nelle Cra. Oltre ad aver sbloccato i corsi di formazione professionale per operatore sociosanitario e permesso di svolgere online l’esame finale, una circolare del 20 marzo aveva stabilito alcune specifiche disposizioni di sicurezza per i centri residenziali per anziani e disabili.
Tra queste, la possibilità, per sopperire alla grave mancanza di personale, di inviare alle Aziende Servizi alla Persona (ASP) parte delle nuove assunzioni fatte dalla Sanità regionale e alcune deroghe alle qualifiche professionali necessarie per ampliare la platea dei lavoratori all’interno delle strutture di ricovero per anziani e disabili a personale con la qualifica di Addetto all’assistenza di base (ADB) o di Operatore tecnico dell’assistenza (OTA) o ancora in fase conclusiva del percorso di formazione OSS, previa valutazione specifica sulle competenze del singolo operatore e garantendo l’affiancamento degli operatori sociosanitari.
Il proficuo confronto con i sindacati e tutti i soggetti coinvolti ha portato a un ulteriore risultato: la possibilità di estendere la deroga anche a lavoratrici e lavoratori domestici (assistenti familiari) e caregiver. Al fine di attivare un’attività di supporto agli operatori OSS, nelle strutture dove si registra una mancanza di personale disponibile per l’assistenza alle persone anziane. Oltre che ad per evitare che questa mancanza agevoli ulteriori rischi di contagio. La circolare del 20 marzo chiedeva alle strutture anche di promuovere e incentivare contatti degli ospiti con i propri famigliari per via telematica e con video chiamate per attenuare il senso di isolamento degli anziani.
Nel frattempo, si rafforza il supporto sanitario alle residenze per anziani e disabili grazie all’intervento delle unità mobili (USCA) direttamente nelle strutture e continuano gli sforzi di screening di tutto il personale sociosanitario e dei casi sintomatici all’interno di queste strutture.
Inoltre, per quanto riguarda la situazione dei contagi all’interno delle case per anziani, dall’analisi dei dati regionali da inizio epidemia è emerso che, per quanto riguarda le persone positive a Covid-19 che abitano con conviventi in quarantena a domicilio, i contagi rappresentano in media l’11,4% di quelli totali. Una percentuale che si alza al 18% considerando invece i dati dal primo aprile ad oggi; dato che dimostra come, nonostante una riduzione del numero dei contagi, la componente relativa a questa tipologia risulti sempre più rilevante.
Nel caso delle strutture residenziali sociosanitarie, la componente di contagi rilevata rappresenta il 7% di quelli avvenuti dall’inizio dell’epidemia. Anche in questo caso, nel periodo compreso fra il primo di aprile e oggi l’incidenza sul totale è aumentata, raggiungendo il 15%.
(Aris Alpi)