25 Aprile 2020, avrebbe dovuto essere una bella giornata. Davanti agli amici dell’Anpi avrei tenuto un discorso forse retorico, ma senza dubbio sincero. Dopo avremmo mangiato assieme, ricordando i nostri martiri, seduti ad un tavolaccio a Ca di Malanca, luogo di un feroce combattimento fra i partigiani della 36° Brigata Garibaldi e le truppe nazista. E’ bello ricordare coloro che resero realtà il sogno di poter vivere in libertà. Eppure tutt’oggi c’è chi contesta le celebrazioni del 25 Aprile e tutto ciò che è riferibile ad esso, in primis il canto “Bella ciao”, divenuto in buona parte del mondo simbolo di libertà. Costoro convivono con feticci di un passato che vorrebbe farci riprecipitare nel buio di un passato criminale col quale non sono stati capaci di fare i conti.
Quest’anno, ricordare il 25 Aprile assume un particolare significato. Sarà una giornata senza gli abituali cortei, con le piazze vuote, ma sarà forte il legame fra le nostre libertà individuali sospese e il diritto pubblico della libertà collettiva. A chi non manca la libertà di abbracciare un amico, o quella di mangiare una pizza in compagnia? Purtroppo, però, questo virus assassino ci impone una mole di doveri e divieti coi quali dovremo convivere chissà fino a quando.
Tuttavia, credo che non sarò il solo a festeggiare la libertà dentro le mura domestiche: più volte canterò “Bella Ciao” e sul balcone di casa appenderò il tricolore che, nella veste di un foulard col logo Anpi, indosserò con l’orgoglio di sempre. Viva l’Italia! Viva la lotta per la Libertà!
(Roberto Matatia)