Li attendevo da tempo. Li attendevamo da tempo, conservando gelosamente i biglietti ben in vista, per non dimenticare. Il primo appuntamento era previsto per il 24 aprile. Tutti accompagnati dall’Orchestra filarmonica marchigiana, diretta dal Maestro Marco Zuccarini avremmo potuto ascoltare le meravigliose melodie di tutti e cinque i concerti per piano e orchestra di L. V. Beethoven: l’Orchestra marchigiana è senza dubbio alcuno una splendida realtà e l’abbiamo potuta ascoltare in molte sede di esecuzione ovunque apprezzatissima. Oltre alle esecuzioni nella terra di origine (a Pesaro con il grande compianto Pavarotti) ha ottenuto unanimi consensi a Praga, a Saint Moritz, Innsbruck, Roma. Ha accompagnato esecutori come G. Kremer, Uto Ughi, Mario Brunello, Salvatore Accardo e tanti altri. Il maestro Zuccarini, giustamente famoso non solo per la sua intensa attività cameristica, può vantare un’esperienza maturata negli anni e nello studio. Ho avuto la fortuna di ascoltarlo mentre dirigeva Martha Argerich e Sergey Nakariakov a Porto Cervo nel settembre 2018 (se ricordo bene) e avrei molto volentieri bissato l’esperienza.
Ci mancheranno (ma confidiamo in un recupero… possiamo?) i solisti, tutti attesi ad una prova di altissimo livello. Avremmo potuto ascoltare Michail Lifits nelle note del concerto n. 1 (in realtà il secondo in ordine di composizione) con il famoso “largo” dalla forte impronta Mozartiana, poi André Gallo nell’esecuzione del n. 2, un lampo di sicura promessa per quanto riguarda il futuro di Beethoven che ci propone un 1° movimento (allegro con brio) di sorprendente vivacità e Roberto Giordano ci avrebbe condotti verso il grande compositore di Bonn ormai entrato nella sua maturità compositiva nell’esecuzione del 3° concerto.
La sera dell’8 maggio avremmo proseguito con gli ultimi due concerti nell’esecuzione, rispettivamente, da parte di Alessandro Taverna nel 4° concerto, con il famosissimo “andante con moto” (secondo movimento) che raggiunge un livello di melodia appassionata con un velo di tristezza forse senza pari nel periodo romantico della musica sinfonica e Jin Ju, concludendo, avrebbe prodotto le note del 5°, Imperatore, da molti giudicato il più bello tra i concerti per pianoforte e orchestra. Alessandro Taverna sempre spettinatissimo e Jin Ju sempre sorridente con i suoi dolcissimi occhi a mandorla: non due promesse, ma due splendide realtà.
Questi giovanissimi ma oramai espertissimi esecutori solisti ci avrebbero fatto vivere due serate di intenso ascolto nel nostro bel teatro Stignani, una volta tanto con una grande orchestra sul palco: il virus malefico ci ruberà anche questo. Avremmo così concluso una splendida stagione offerta dall’Accademia Chigi-Imola, ma le cose belle, quelle vere, non hanno mai fine. Attenderemo pazienti il recupero di quanto ci è stato sottratto dalla vicenda umana.
Un grazie, sentito e doveroso, a tutti gli esecutori e organizzatori de “I concerti dell’Accademia” nella sua XVII edizione.
(Mauro Magnani)