Livorno. Un museo per ricordare il sacrificio delle 140 vittime del traghetto Moby Prince, il 10 aprile 1991. È questa l’idea di Loris Rispoli, intervistato da Leggilanotizia, e dei familiari delle vittime di quella strage senza colpevoli. Il progetto è stato già messo in campo da Rispoli, presidente di “Io sono 141”, e non appena sarà possibile, data l’emergenza sanitaria in corso, verrà concluso e aperto al pubblico.
“La Polizia mi ha da poco consegnato alcuni importanti oggetti personali dei passeggeri. Oggetti che all’epoca non fu possibile attribuire. Da qui è nata l’idea di collocarli all’interno di un museo. A Firenze la Regione Toscana ha già istituito ‘L’armadio della Memoria’, con gli oggetti e con i ricordi delle tre tragedie che hanno toccato la Toscana: il Moby Prince, la strage di Viareggio e la Costa Concordia. Una parte di questi oggetti appunto, verrà collocata a Firenze, il resto a Livorno. La mostra doveva essere aperta al pubblico nei giorni dell’anniversario di quest’anno, ma per l’emergenza sanitaria è stato tutto rinviato. Lo faremo quanto prima.” E spiega ” Sono state trovate chiavi, occhiali, numeri delle cabine. Tante cose. Noi abbiamo sempre detto che non c’era rimasto niente di attribuibile al Moby che potesse richiamare la memoria. Come successo ad esempio, per la strage di Ustica e il museo che hanno fatto. Queste etichette numerate, con su scritto ‘Moby Prince’, possono essere un richiamo.”

Loris Rispoli, presidente di “Io sono 141” e fratello di Liana

Spiega Rispoli, indicando un curioso aneddoto: “C’è un’altra cosa che ho trovato in questa scatola, di cui sono rimasto particolarmente colpito. Ci sono due scatoline da orefice, con all’interno due spille, di cui una d’oro, con il simbolo della balena con su scritto ‘Moby è sempre con te’. Quel cartoncino, con quelle parole, ci dice quello che è successo. Che il ricordo del Moby sarà sempre con noi.”

Loris Rispoli nella strage del Moby perse sua sorella Liana, barista a bordo del traghetto. Da quel giorno si promise di non abbandonare mai la vicenda fin quando i colpevoli e la verità non sarebbero stati accertati. Cose che, a distanza di 29 anni, latitano ancora.
Grazie alla tenacia dei familiari infatti, qualche anno fa era stata istituita anche una Commissione d’inchiesta da parte del Senato. La quale, nel 2018, è giunta alle sue conclusioni, che hanno acclarato come quella notte, la tanto discussa “nebbia”, mai ci fu. La stessa capitaneria è stata ritenuta dalla commissione di Palazzo Madama “del tutto incapace di coordinare l’azione di soccorso verso il Moby Prince”. Parlando poi di indagini “inadeguate e lacunose, quelle compiute dalle autorità giudiziarie sulla gestione armatoriale precedente e successiva all’evento”.

(Aris Alpi)