E poi gli eventi ti prendono in contropiede, senza appello. Ultime notifiche su facebook a fine giornata, giusto per sapere cosa si muove, qualche novità, qualche condivisione interessante. E rimani di sale, incredula, sospesa nel tempo e nello spazio, come se ai tempi del Covid ce ne fosse bisogno.

Franca ci ha lasciato. Rileggo il post della CGIL due volte. Oggi va così. Notizie che arrivano come schiaffi gelidi della dimensione virtuale, che non concede il calore di una voce umana, di un contatto diretto. Forse ho letto male. Ma quel sorriso strappato alla sorpresa di un obiettivo imprevisto sopra una maglia rossa marcata CGIL è più esplicito di qualsiasi parola. E’ tutto vero. Quel sorriso incredulo, quasi autoironico, sorpreso e un po’ scanzonato tipico e inconfondibile, arriva al cuore e alla coscienza insieme. E mi pare di vederlo esplodere in quella risata tutta di spalle. Impossibile trattenere la commozione.

Ho conosciuto Franca oltre 40 anni fa, grazie al comune impegno politico. Lei operaia alla Richetti di Mordano, io studentessa. Poi nei primi anni ’80 insieme alla CGIL. Io con una borsa di studio a occuparmi di coordinamento femminile, formazione, mercato del lavoro; lei nella categoria dei chimici e poi nell’FNLE (lavoratori elettrici) e nella FILLEA. Abbiamo condiviso il differente punto di vista delle donne sui diritti e la condizione nei luoghi di lavoro, sulla conciliazione fra lavoro produttivo e lavoro di cura e le battaglie per fare del Sindacato un’organizzazione meno maschile. Ma c’era di più: l’inizio di una relazione sincera, umana, spesso luogo di confidenze, di condivisione emotiva e di ragionamenti appassionati. Quanti confronti, discussioni, momenti di scambio, di ironia e divertimento! Per il suo matrimonio, mi affidò la scelta della musica che avrebbe accompagnato la cerimonia di unione con Alberto, il compagno della sua vita. Fui onorata di  occuparmi di un dettaglio così emotivamente importante.

Lei è rimasta, indomita, nel Sindacato fino alla fine, ancora attiva, lucida, vivace. Una garanzia per lo SPI dove non ha mai fatto mancare la sua attenzione ai problemi delle donne. Aspetto che ancora ci accomunava.

Franca era una donna di acuta intelligenza, combattiva e riservata. Aveva il dono della visione, sapeva guardare la realtà nei suoi diversi aspetti e prevedere le conseguenze di possibili sviluppi. Era dotata di rara sensibilità e umanità. Non ha mai mancato, a mia memoria, di esprimere le proprie opinioni con la schiettezza e il coraggio di chi non conosce l’ipocrisia e mette passione in quello che dice e fa. Una persona genuina, generosa. Una presenza di riferimento per un confronto, uno scambio in più. L’impegno politico e sindacale era impegno civico, di cura e attenzione verso gli altri. Una tensione verso il perseguimento dell’  interesse collettivo, soprattutto dalla parte di chi è più in difficoltà, vessato da un sistema disuguale, ingiusto e vorace verso chi ha meno potere contrattuale e mezzi.

Franca apparteneva a quella generazione di militanti autentici, che si era formata sull’esperienza della fabbrica. Un’esperienza maturata in anni in cui il conflitto era agito, aiutava a crescere, insegnava a pensare e formava il senso critico per uscirne con condizioni di lavoro migliori per tutti.  Di lì l’impegno politico e sindacale concepito come servizio e opportunità di ulteriore crescita ed emancipazione attraverso lo studio, la lettura, la curiosità e la voglia di capire e di acquisire gli strumenti per essere all’altezza. Una fatica necessaria, riprodotta nel tempo con l’umiltà e la consapevolezza di chi sa che solo così si finalizza con efficacia il proprio impegno.

Negli ultimi anni siamo tornate ad incontrarci nella Commissione Pari Opportunità del Comune e in tutte le occasioni di condivisione  degli stessi valori, degli stessi ideali, delle stesse battaglie, degli stessi obiettivi. Quelli di sempre, in un mondo che ci piaceva sempre meno, orientato altrove e sempre più problematico. E forse anche per questo, in vista dell’appuntamento elettorale regionale di fine gennaio ci siamo ritrovate con la medesima curiosità verso la nuova realtà di Coraggiosa e del movimento delle sardine. Possibili fresche alternative all’asfittico e fosco panorama politico.

Non ci vedevamo spesso ma ci legava un affetto e una stima profondi, da ultimo sempre più espliciti nei messaggi ricorrenti che ci scambiavamo. L’ultimo, il 9 maggio scorso. Cara Franca, mi mancherai, ci mancherai moltissimo. Il vuoto che lasci è lo smarrimento della consapevolezza che le persone come te sono sempre più rare.

(Virna Gioiellieri)