Il movimento “La scuola che accoglie”, che unisce professionalità che operano all’interno del mondo educativo, per una scuola aperta inclusiva e democratica, si è fatta portavoce in Emilia Romagna della petizione “Per una scuola reale” che ha raccolto il favore di un’ampia parte dell’opinione pubblica, che guarda con preoccupazione alle misure che stanno emergendo in vista delle riaperture delle scuole di ogni ordine e grado a partire da settembre 2020.
In soli 11 giorni sono state raccolte più di 6000 firme già notificate ai destinatari istituzionali, che incontreranno (nella persona di Francesca Marchetti, Presidente della commissione scuola regionale) una delegazione di referenti del movimento il giorno martedì 7 luglio alle ore 12.30 presso la sede della Regione Emilia-Romagna in viale Aldo Moro, 50 a Bologna per ricevere le firme in forma cartacea ed accogliere le richieste presenti nella petizione.
Di queste 6000 firme 33 sono medici, 176 operatori sanitari a vario titolo e livello, 435 tra docenti, educatori personale Ata e dirigenti didattici e 20 psicologi.
Tre principalmente sono gli aspetti sui quali si concentra la petizione “Per una scuola reale”:
▪︎inadeguatezza della Didattica a distanza;
▪︎inconciliabilità del principio di distanziamento sociale con il contesto educativo;
▪︎sottostima degli effetti che un ambiente educativo popolato di volti oscurati dai presidi di sicurezza genera nel vissuto e nello sviluppo dei bambini e ragazzi.
Ci auguriamo che la petizione “Per una scuola reale” e le molte espressioni di dissenso emergenti possano apportare un radicale ripensamento delle misure prospettate favorendo una nuova stagione in cui, in ambito educativo, siano messe al centro prioritariamente ragioni di natura pedagogica e una idea di salute come stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo come espressione dell’assenza della malattia.
(Federica Testa per “La scuola che accoglie”)
La scuola che accoglie
La necessità che ha mosso questa iniziativa nasce da riflessioni di carattere etico, pedagogico e deontologico, riguardo sia al clima culturale e sociale dominato dalla paura dell’altro, che in Italia si è imposto a seguito dell’epidemia Covid 19, sia ad una evidente incapacità sociale e politica di leggere, interpretare e rispondere ai bisogni dell’infanzia e dell’adolescenza in questo difficile momento. Le scelte politiche adottate manifestano nei fatti di una sorta di rimozione del tema infanzia, rimozione che si è resa manifesta attraverso le scelte che la politica ha operato (ad esempio la chiusura ad libitum delle attività scolastiche ed educative, la condizione di isolamento dei bambini e dei ragazzi, la legittimazione dell’uso del digitale come unico canale di contatto con il mondo, a prescindere dai danni ben conosciuti che esso provoca in età pediatrica etc…); tali scelte politiche hanno generato e genereranno nei bambini e nei ragazzi ricadute già ora evidenti in termini di sofferenza psichica e psico/sociale (si veda a tal proposito il comunicato di più di 700 psicologi e psichiatri italiani https://comunicatopsi.org/) e prodotto contraddizioni evidenti e difficilmente colmabili.
Certamente la politica ha dovuto far fronte ad un problema non previsto e di grandi proporzioni ma tale problema, nel fare emergere tali contraddizioni ha reso manifesta l’insufficienza della classe politica nel rispondere ai bisogni delle giovani generazioni, che non vengono accolti come reali priorità se non su un piano puramente retorico.
Tali aspetti sono principalmente generatori di domande a cui una comunità educante dovrebbe sentire il compito di dare risposta:
▪︎Quale scuola vogliamo costruire per il domani?
▪︎É ammissibile su un piano non solo organizzativo, ma prettamente etico e deontologico ammettere l’ingresso del principio di distanziamento sociale in ambito educativo?
▪︎Quali esiti può suscitare per la formazione dell’individuo e quale risvolto ha per la formazione di comunità?
▪︎Quali implicazioni ha l’uso della mascherina da un punto di vista sanitario e psicologico nelle diverse fasi dello sviluppo infantile?
▪︎La didattica a distanza rappresenta una reale opportunità o un escamotage per non affrontare quelle che sono le priorità e le problematiche a cui la scuola deve far fronte?
Recenti ricerche e studi evidenziano quanto sia marginale la contagiosità di covid 19 in età pediatrica e di quanto marginalmente i bambini siano in grado di contagiare la popolazione adulta. Inoltre in questo momento assistiamo ad una trasformazione dell’andamento e della manifestazione stessa del virus che sta attenuando la propria aggressività qui in Italia. Che questo sia frutto del fisiologico comportamento del virus in relazione alle temperature o che sia un suo lento spegnersi o mutare lo comprenderemo solo nel tempo.
Quello che sappiamo è che il contenimento del contagio si realizza attraverso la sinergia di più fattori; occorre quindi comprendere quali di questi fattori all’interno della scuola sia possibile e accettabile promuovere e valorizzare e quali non sia possibile attuare per ragioni intrinseche al mandato che ha la scuola stessa; nella consapevolezza di tutti che il rischio zero non esiste anche nel momento in cui si adottassero tutte le misure contemporaneamente.
Quali possono essere dunque le misure di contenimento compatibili con il contesto educativo? E fino a che punto possono essere ottimizzate e potenziate? La massima attenzione all’igiene delle persone e degli spazi, l’arieggiamento costante dei locali, l’ampliamento complessivo degli spazi disponibili, il ripensamento dello spazio esterno alla scuola (nella accezione di giardino ma anche di città) in termini didattici ed educativi, la cura alla salute di ogni bambino e la necessità di adeguare gli ammortizzatori sociali perché un genitore (visto che i nonni – per chi li ha – non potranno essere disponibili) possa occuparsi del figlio durante la malattia e la convalescenza senza sentire minacciato il proprio percorso professionale; questi sono solo alcuni dei punti su cui soffermarsi creando tavoli di lavoro che trasformino le idee in proposte operative.
Preoccupa invece constatare che al centro delle misure viene costantemente ribadito il distanziamento come panacea, come fosse realmente possibile applicarlo e garantirlo in un contesto educativo sano. Le ragioni per le quali tale prescrizione è irricevibile su un piano deontologico e morale possono essere approfondite, in parte, leggendo il testo della petizione e gli allegati a supporto.
Per informazioni: “La scuola che accoglie” >>>>