Riceviamo questa lettera inviata al direttore dell’Ausl di Imola e all’Asp circondario imolese. 

Gentili signori,
mi chiamo Roberto Martelli e sono il figlio di una donna anziana, ospite della Cra di via Venturini di Imola, e in gestione all’Asp servizi alla persona. Mia madre, Liliana Anastasi, è immobile su di una carrozzina, da oltre due anni. Non parla e non suona il campanello. Risulta disfagica, quindi viene aiutata durante l’alimentazione, e l’idratazione avviene tramite addensante. Vi riassumo brevemente l’accaduto. Premetto di essere stato contattato, dalla coordinatrice Bussolari a inizio giugno, dove mi confermava il buono stato di salute di mia madre.

Nei primi giorni di luglio, sono stato chiamato al cellulare dalla Raa del settore 5-6. Mi ha anticipato che la mamma non stava bene, e da alcuni giorni non si alimentava. Dopo tre mesi, dove ho prestato a mia volta servizio come infermiere in un ospedale covid a Forli, in data 11/07 l’ho incontrata. L’ho trovata estremamente provata. Il capo è letteralmente crollato sulla spalla sinistra, rendendo difficile la respirazione, che risulta affannosa. Gli occhi sono leggermente divergenti, con un possibile riscontro di tipo neurologico. La lingua è ricoperta da una spessa patina bianca, indice di insufficiente igiene del cavo orale e importante disidratazione.

Il medico di struttura Di Lella mi conferma che, dagli alti valori di sodio espressi negli ultimi esami ematici, risulta una grave ipernatriemia. In sostanza, nessuno le ha dato da bere. Aldilà delle temperature del periodo, c’è un dovere umano e professionale, in chi è preposto all’assistenza delle persone anziane non autosufficienti. E c’è un dovere morale in chi gestisce le strutture che ospitano questi esseri umani, perché è di questo che parliamo! Ed è quello di organizzare un’assistenza migliore, se il personale non è in organico, o di potenziarlo, se la criticità del momento lo richiede. Come è facilmente comprensibile, se il personale non è sufficiente, o viene malgestito, andrà in sofferenza, e l’assistenza agli anziani non verrà erogata adeguatamente.

Se questo ragionamento è giusto, mette in evidenza 2 cose: che gli anziani, in quanto a vittime sacrificabili, sono potenzialmente abbandonati a se stessi. E che ci sono delle responsabilità, in chi avrebbe dovuto vigilare che ciò non accadesse. Probabilmente, il caso di mia madre non è un caso isolato. Ho chiesto all’Asp, via email, di dare spiegazioni e se necessario, di intervenire prontamente. Allo stesso tempo, il medico di struttura, ha denunciato una situazione insostenibile agli enti preposti. La risposta è stata un’ispezione dei Nas, all’apparenza senza conseguenze.

Nella mail, ho inoltre ritenuto giusto, ricordare che esistono limiti che non vanno superati, e strumenti legali, creati per sanzionare chi si approfitta di persone inermi. Come risposta, ho ricevuto una laconica telefonata di rammarico da un’assistente sociale. Per questo motivo mi rivolgo a voi. Interpellandovi, mi auguro di avere fatto la cosa giusta. Attualmente, mia madre è ricoverata in ospedale. E’ passata da medicina d’urgenza, a medicina 4 settore, 6 piano con una diagnosi di: Tia in corso di forte disidratazione in encefalopatia vascolare cronica, e perdita della motilità dell’arto superiore dx. Ancora non è stabile. Se uscirà dall’ospedale, visto che non posso permettermi un altra struttura, tornerà nella Cra di via Venturini, dove rimarrà in isolamento per 14 giorni. Presumo che, se prima veniva seguita poco, quando tornerà con il protocollo di isolamento, le probabilità che venga assistita in modo adeguato, siano minime. Segnalare questi fatti, lascia l’amaro in bocca, ma ritengo necessario denunciare la mala gestione di questa struttura. Partendo da ciò che è accaduto a mia madre, per riportare l’attenzione, su chi è stato dimenticato.

(Roberto Martelli)