A volte penso al mio passato da molti amici conosciuto: penso a mio nonno ed ai suoi fratelli, giunti da Corfù in Italia ai primi del’900. Arrivarono con le pezze al culo, analfabeti, con quattro stracci e nulla in tasca. Mio nonno iniziò a guadagnarsi da vivere vendendo oggetti alle dame in spiaggia. Gli zii facero i garzoni per un pellicciaio. Aiutati da cugini bolognesi aprirono una microscopica pellicceria a Forlì, mio nonno a Faenza.
Dopo una decina di anni le difficoltà del passato erano scordate. Gli zii comprarono casa a Riccione ma all’arrivo del ’38 il sogno finì. Il nonno scappò in Bolivia e salvò i suoi numerosi figli e la moglie. Uno zio, quello della villa, è passato dai camini di Auschwitz insieme con la famiglia. Al ritorno il nonno si vide privato di tutto: la casa, il negozio nulla più di suo. Con sacrifici si rifece.
Tutto ciò che ho raccontato è la mia cultura, quella radicata nella mia pelle. A volte non è indispensabile aver studiato per definirsi “colti”. Esiste un bagagli di conoscenza che si tramanda dal tempo dei nostri avi sino a noi. Vissuti colmi di fughe, di sconfitte e di vittorie. Rimangono particolarmente impresse nel nostro io gli eventi tragici e la storia di noi ebrei di queste abbonda. È una cultura che ti porta a sentirti vicino ai deboli, agli oppressi. È, a tutti gli effetti, una cultura proletaria.
Nel tempo mi hanno chiamato radical chic, ora mi dicono esempio di sinistra chic. Cosa c’è di chic nelle persecuzioni, nella disperazione e nella fuga? Cosa nella determinazione per rinascere?
(Roberto Matatia)
Caro Roberto , se pure in condizioni sociali diverse , grazie ad un meraviglioso nonno , alla sua famiglia antifascista, alla famiglia di mia madre si può dire che fino da quando ho iniziato ad intendere e volere ho ascoltato a bocca aperta i racconti del nonno: quindi si può senz’altro dire che dono nata antifascista. Poi ci sarebbero tante cose da raccontare, compreso l’ omicidio di un cugino di mio nonno dalle squadracce fasciste poiché dissidedissidente. Non voglio tediarti ulteriormente: sappi che hai tutta la mia ammirazione e la mia solidarietà. Marcella Menchetti