Venezia, 7 settembre 2020. Sesso, droga e rock ‘n’ roll, in nord Africa. Sorprendenti i temi trattati dal cinema del regista marocchino Ismaël el Iraki con “Zanka conctat” della sezione “Orizzonti”. Sicuramente non usuali per quella cinematografia. I protagonisti sono l’intrigante prostituta Rajae, la brava attrice Khansa Batma e un ex musicista rock distrutto dalla droga, Larsen, l’attore Ahmed Hammoud di cui sorprende la immedesimazione nel personaggio, compresa la mancanza (reale?) di un dente molare.

Zanka Contact

Un incidente d’auto li fa scontrare e incontrare. Due anime perdute, due sbandati, con un trauma che ha segnato il loro destino di vita. Ma l’amore li porterà su un diverso cammino e soprattutto la musica “letteralmente” li salverà. Via dalle visioni della droga, via dal protettore esperto di musica, via dai clienti malavitosi, via da ex poliziotti sadici, via dai pugni col tirapugni (lo zanka conctat del titolo). Un melò che parte da Casablanca e si evolve on the road.

Un film rock, dove il regista ha messo ciò che ama: “le rock band marocchine degli anni Settanta, i western italiani, gli anelli d’argento a forma di teschio, le donne dal carattere forte, il sogno di musica live in Cinemascope 35mm e la poesia della strada nello slang di Casablanca. Il fuoco si è nutrito anche di tutto quello che mi fa paura, mescolando ogni cosa in un cocktail fiammeggiante, agitato da un racconto squinternato. Per me, l’emozione è l’unica realtà. Da regista africano, rivendico il diritto alla finzione, all’immaginazione, a un territorio di rado occupato da film girati nella mia terra”. La domanda è: come e se viene accolto un tale film in Marocco?

Zanka Contact

Alcune considerazioni sull’edizione “eccezionale” di quest’anno. La parola che la rappresenta è rarefazione, determinata sia dalla sottrazione di persone, di incontri, di emozioni sia, in maniera opposta, dall’aumento di spazi, di silenzi (anche per via delle mascherine) e di sensazioni. Solo dopo la chiusura si saprà se la formula, anche dal punto di vista della non diffusione della malattia da coronavirus, sarà risultata vincente. Vincente è che il cinema sia risorto dalla quarantena grazie alla rassegna veneziana. Perdente è che, almeno finora, dopo una settimana di film, non si sia visto alcun rinnovato cinema italiano nel concorso principale e fuori concorso (ancora troppo romanocentrico e/o fossilizzato sui soliti generi!).

Vincente è parsa la formula della prenotazione on line dei posti a sedere nelle sale della mostra con la duplice funzione di evitare assembramenti e tracciare le eventuali positività che si dovessero riscontrare. Ma anche perdente, perché guai a spostarsi dal posto prenotato in sala anche se la stessa risulta mezza vuota. Ti devono potere identificare. Vincente avere tale posto assicurato molto prima della giornata di proiezione con conseguente migliore organizzazione personale. Perdente arrivare tardi alla prenotazione on line col risultato che proprio il film di cui si parla così bene non è più disponibile. E chissà mai quando si potrà vedere, soprattutto se si tratta di pellicole di paesi lontani. Vincente disdire la prenotazione per rendere disponibile la visione ad altri, perdente non disdirla e non lasciare la poltrona libera, con il risultato che alcune visioni risultavano mezze vuote. Vincente il pannello che, occultandolo alla vista, ha impedito assembramenti di giovani e meno giovani fan intorno al red carpet, ma inevitabilmente perdente la mancanza di quei giovani (e meno), rendendo piatto e monotono l’ingresso delle star.

Vincente soprattutto per i più preoccupati l’obbligo generale di mascherine ovunque, la misurazione della temperatura all’ingresso dell’area della mostra, gel disinfettante a profusione, posti rigorosamente distanziati (anche tra coniugi) con controllo abbastanza attento di steward e hostess, perdente la paura che serpeggiava lo stesso tra i più inquieti: “mi sarò lavato bene le mani prima di addentare il panino, ma sarò a distanza di sicurezza rispetto a quel signore che ha starnutito nella fila davanti, potrò togliere la mascherina all’aperto”, con inevitabile stress. Vincente la magia del cinema che nel buio della sala leva per due ore tutte le tensioni.

(Caterina Grazioli)