Imola. Nessun litigio, ma un po’ di maretta c’è stata fra i cinque candidati a sindaco messi a confronto dal Nuovo Diario Messaggero nella serata del 9 settembre, in tanti ad ascoltare distanziati nel cortile di palazzo Monsignani, nel quale sono state imposte risposte brevi. Il direttore Andrea Ferri chiede all’inizio una valutazione sul periodo della giunta Sangiorgi e su quello del Commissario Straordinario Nicola Izzo.
Per Carmen Cappello candidata della sua lista civica e di “Imola Riparte”, “Imola è ferma da mille giorni, ovvero dal commissariamento precedente, poi durante la giunta Sangiorgi e ora con Izzo. E quando si sta fermi in una situazione in movimento, inevitabilmente si scivola”. Non dà colpe alle Amministrazioni precedenti.
Andrea Longhi di “Imola Valori Comuni” si infervora: “Vedo che è facile criticare per chi era all’opposizione come la Cappello, ma almeno per quanto riguarda le mie deleghe da assessore all’albo pretorio sta scritto: ‘Obiettivo raggiunto’. Piuttosto proprio il Pd e la Cappello votarono contro il nuovo regolamento della Polizia Locale da me proposto che riprendeva i decreti Minniti e Salvini rendendolo più moderno”.
Daniele Marchetti del Centrodestra definisce “non brillantissima l’esperienza dei 5Stelle anche se era difficile cambiare arrivando al governo di una città da sempre del centrosinistra. In realtà, per me Imola è ferma da almeno dieci anni, la stessa Castel San Pietro governata da una giunta a me non vicina ha corso di più”.
Marco Panieri del Centrosinistra punta “sull’isolamento istituzionale della giunta Sangiorgi nei rapporti con la Città metropolitana e con la Regione sfociati nei conflitti all’interno del Con.Ami. Il Commissario Izzo invece si è aperto al dialogo con il mondo dell’associazionismo e durante il suo mandato sono arrivati due traguardi molto importanti come i Mondiali di ciclismo e il Gp di F1”.
Secondo Ezio Roi del Movimento 5 stelle, infine “il Movimento ha sempre agito con coerenza e lealtà, ma si è trovato con avversari esterni ed interni. La sindaca si è trasformata in breve tempo forse con alcune manovre e si è avvicinata poi a una forza politica lontana dal M5s”.
Il dibattito si sposta sulla riapertura della scuola.
Per Longhi “è bene tornare alla didattica in presenza anche se la situazione di molte scuole e aule non è in sicurezza. Ma non poteva fare un lavoro così lungo e difficile la giunta di cui facevo parte in un solo anno e mezzo di governo”.
Marchetti dà “la responsabilità di questa situazione difficile e caotica al governo Pd-5Stelle. Io come consigliere regionale ho chiesto la formazione di Tavoli locali perché ogni istituto ha una situazione diversa da dirimere nell’emergenza”.
Panieri ricorda a tutti che “il tema è delicato, siamo in una situazione di emergenza legata alla pandemia e ogni scuola sta facendo il possibile per avere gli studenti in classe, con il sostegno pure della Regione. Poi, va eseguita una mappatura degli spazi possibili extrascolastici per utilizzarli al meglio”.
Roi fa notare che “è difficile mantenere le distanze nelle aule all’interno di una scuola”, mentre la Cappello sostiene che “l’unica proposta seria è quella di tracciare i possibili casi positivi con test sierologici periodici. Tracciare e prevenire innanzitutto, poi si potrà pensare anche agli spazi”.
Interviene ancora Ferri chiedendo ai cinque, se fossero stati sindaci, l’opportunità o meno di spostare l’inizio delle lezioni a dopo il voto su referendum ed elezioni amministrative del 20 1 21 settembre.
Marchetti risponde che “prima di fare una scelta, avrei cercato un dialogo a livello circondariale e regionale, poi penso che avrei posticipato”.
Anche per Panieri “spostare l’inizio delle lezioni di una settimana, senza interromperle dopo pochi giorni, sarebbe stato meglio pur richiedendo un’attesa un po’ più lunga a studenti e docenti”.
Pure Roi sostiene che “sarebbe stato bene iniziare la scuola dopo il 14 settembre”.
Per la Cappello invece “sarebbe stato molto più semplice spostare i seggi elettorali ai box dell’autodromo e nell’immensa sala briefing dello stesso piuttosto che interrompere le lezioni. Bisogna infatti considerare che ci potrebbe essere il ballottaggio a ottobre. Così si risolveva il problema in radice, ma ci hanno detto che all’autodromo c’erano lavori in corso per la F1 quando in quel periodo si terranno i Mondiali di ciclismo”.
Scontro più forte sui ruoli di Con.Ami ed Hera. Emerge la vena critica di Roi che dice chiaramente come “il Con.Ami sia da conservare solamente se si dimostra davvero utile, non se alla fine è l’ente che impartisce ordini all’Amministrazione comunale. Hanno cambiato lo statuto poco prima che il M5s vincesse le elezioni in modo sbagliato, non è possibile che il socio più piccolo conti come quello di gran lunga più importante. E pure Hera fa i suoi interessi più di quelli dei cittadini. Se cambierà il governo della città, l’attuale CdA dovrebbe mettere a disposizione le sue dimissioni”.
Per la Cappello invece “finora il Con.Ami con i suoi utili è stato la salvezza del Comune di Imola e poi è bene che il Consorzio mantenga le sue reti pubbliche. Ho criticato la scelta di inserire nel CdA una sola donna invece di due, ma se l’organo di governo del Consorzio lavorerà bene non ci sarà bisogno di cambiarlo. Il rapporto con Hera è più difficile, si può intervenire sul patto di sindacato”.
Secondo Longhi “il Con.Ami deve essere di ausilio al Comune come sulla nuova isola ecologica che si può realizzare a Montericco. Lo statuto del Consorzio è stato cambiato in modo improprio. Comunque il Consorzio deve essere operativo fin da subito, la scelta del Commissario mi pare condivisibile. Hera lavora per guadagnare e ciò non va bene”.
Marchetti sottolinea che “finora il Comune ha fatto cassa con gli utili del Con.Ami, mentre dovrebbe utilizzare le risorse per gli investimenti. Sarà la nuova Amministrazione comunale a dare le priorità al CdA, se quest’ultimo non le seguirà dovrà essere cambiato. Hera va controllata meglio da chi siede nel Consiglio di Amministrazione, ovvero dal presidente del Con.Ami”.
“Il rapporto con il Con.Ami viene da lontano – sostiene Panieri – e finora è stato decisivo per lo sviluppo del territorio e lo sarà ancora all’Osservanza per creare un campus universitario e altro. Il CdA è frutto di una scelta condivisa fra i sindaci e il Commissario che ha fatto un buon lavoro col metodo della concertazione. Non vedo alcun motivo per rimuoverlo. Il rapporto con Hera invece è da cambiare”.
(m.m.)