Venezia, 10 settembre 2020. Un leone piccolo, un “Leoncino d’oro”, è stato assegnato: è il film passato in concorso il 10 settembre, “Nuevo orden” di Michel Franco, messicano. Agiscuola, in collaborazione con il ministero dei beni e attività culturali e del turismo, con il ministero dell’istruzione, l’accademia del cinema italiano “premi david di Donatello” e l’associazione nazionale esercenti cinema, ha selezionato una decina i ragazzi, da poco maggiorenni e grandi appassionati di cinema, provenienti da varie località italiane, chiamati a visionare i film in concorso, ad incontrare e dibattere di persona con i registi e gli attori e poi assegnare, l’11 settembre, il premio al loro film preferito.
Si tratta di un horror politico, sul filone de “Il labirinto del fauno”, del connazionale Guillermo del Toro. In uno sfarzoso matrimonio dell’altissima borghesia messicana, tra politici, finanzieri e alti gradi dell’esercito, irrompe la rivoluzione, incarnata da manifestanti inferociti dalla loro condizione di povertà. Ma la violenta repressione e un colpo di stato sono dietro l’angolo .. Dopo un grande inizio corale nella villa del matrimonio, la vicenda si sdoppia: da una parte la sposa, l’attrice Naian González Norvind, abbandona la festa per aiutare un ex domestico in difficoltà economiche e si trova in balia di manifestanti ed esercito e dall’altra la festa si trasforma nel suo opposto.
Élite sempre più ricche e proletariato sempre più ridotto in miseria. Il simbolismo del film, interpretato anche dai due divi messicani Diego Boneta e Dario Yazbek Bernal, è diretto e immediato: “Ricconi, svegliatevi e cambiate se non volete soccombere!”. Dice il regista: “Le sperequazioni economiche e sociali si stanno espandendo e stanno diventando insostenibili. Non è la prima volta che il Messico si trova di fronte un simile scenario, e i governi corrotti hanno sempre risposto alla protesta con la violenza e la dittatura”. Il nuovo populismo specula sulla rabbia sociale; la rabbia sociale genera dittature; il nuovo populismo fa nascere nuove (e feroci) dittature. Niente di nuovo sotto il cielo dell’America Latina, ma anche di altre parti del martoriato mondo. Messaggio potente tagliato con l’accetta.
“And tomorrow the entire world” (il titolo originale Und morgen die ganze Welt rimanda a un passaggio dell’inno nazista “Es zittern die morschen Knochen”) di Julia von Heinz è il film tedesco in concorso il 10 settembre. Parte dalle esperienze personali della regista per raccontare lo scontro ideologico e fisico tra neonazisti e antifascisti nella Germania contemporanea. Il film si apre con la giovane, bella e ricca protagonista, Luisa, che viene accolta in una casa occupata, dove ha deciso di trasferirsi per portare avanti le proprie battaglie politiche: lei, che studia giurisprudenza, è stata cooptata da Batte, sua amica e compagna di corso. Il gruppo antifascista è attanagliato da una domanda: si deve rispondere alla violenza con la violenza? Non è meglio insegnare la pace? Domande confuse con risposte confuse. Lo stile viene definito ansiogeno, con molta macchina a mano e, pare, una certa caoticità sia politica sia tematica sia cinematografica che fa apparire il film non ben riuscito. E’ sempre più difficile parlare di politica. Concitato e bozzettistico.
Mancano solo due film al concorso principale e poi i giochi sono fatti, almeno per la sezione ufficiale. Di questi ultimi uno è un pezzo da novanta, l’americano “Nomadland” di Chloè Zhao con Frances McDormand.
Nell’attesa degli altri vincitori si può dire che ha vinto la scommessa la mostra, che ha dimostrato che si può convivere con il Covid-19. Il virus sicuramente ha serpeggiato invisibile tra pubblico, giornalisti, addetti ai lavori (è capitato di sentire in sala un signore che raccontava al telefono di quante tachipirine aveva ingoiato e di quanto era preoccupato!), ma è stato tenuto a bada a colpi di gel, termoscanner, distanziamento e soprattutto mascherine.
I numeri non sono stati gli stessi delle scorse edizioni, ma era inevitabile. Si è comunque riusciti, come ha sottolineato il direttore artistico Alberto Barbera, a fare arrivare al Lido una elevata percentuale delle persone coinvolte nei film scelti e proposti alla mostra, sia in concorso che non, che si sono organizzati per venire o almeno essere rappresentati in loco. Tra le presenze celebri: Cate Blanchett, Oliver Stone, Alessandro Gassman, Susanna Nicchiarelli, Romola Garai, Daniele Luchetti, Pedro Almodovar, Tilda Swinton, Abel Ferrara, Emma Dante e tanti altri, il concorso si chiude però con due assenti, collegate via Zoom, proprio la regista cino americana Chloè Zhao e l’attrice Frances McDormand, così in odore di Leone d’oro.
(Caterina Grazioli)