Si profila una netta vittoria dei SI’ nel referendum sul numero dei parlamentari. Secondo le prime proiezioni il SI’ vincerebbe con oltre il 69%. Pur non essendo necessario il quorum, i votanti hanno raggiunto oltre il 54%.

Il 20 e 21 settembre prossimi, i cittadini e le cittadine italiane sono stati chiamati alle urne per confermare o non confermare la legge costituzionale «Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari».
Il referendum sulla riduzione dei parlamentari, in quanto confermativo, è previsto per le leggi costituzionali qualora un quinto dei membri di una Camera o 500.000 cittadini lo richiedano. Non è previsto un quorum di validità come per i referendum abrogativi di leggi vigenti. Il chè significa che il risultato elettorale è valido qualunque sia il numero degli elettori che si recano alle urne.

Con la vittoria del SI’ si modifica la composizione del Parlamento a partire dal prossimo voto poltico. Alla Camera i deputati passeranno dai 630 attuali a 400. al Senato da 315 si passa a 200. Saranno meno anche i parlamentari eletti dagli italiani all’estero: i deputati passeranno da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4. Infine il numero dei senatori a vita nominati dai presidenti della Repubblica non potranno più di 5.

Di conseguenza dovranno modificarsi anche i regolamenti di Camera e Senato. Ogni parlamentare avrà chiaramente maggior peso nelle scelte, da ricordare che spetta a loro eleggere cinque giudici della Corte costituzionale, un terzo dei membri del Consiglio superiore della magistratura, il Capo dello Stato e l’eventuale messa in stato di accusa. Taglio anche alle commissioni parlamentari di circa il 36%.

Resta invece il bicameralismo perfetto o paritario. Le due Camere continueranno infatti ad esercitare esattamente le stesse funzioni.

I costi legati alle modifiche messe in atto del referendum saranno poca cosa, attorno allo 0,005% del debito pubblico italiano.

Da ultimo, ma non certo di meno importanza per ricalibrare la rappresentatività delle aree del Paese e delle minoranze sarà necessario rivedere la legge elettorale. Oggi c’è un deputato ogni 96mila abitanti, con la riforma ce ne sarebbe uno ogni 151mila. Al Senato uno ogni 302mila a fronte di uno ogni 188mila attuale.