Imola. I Comuni e l’Anpi di Imola e di Riolo Terme, in occasione del 75º anniversario della Resistenza e nel 76º anniversario di Ca’ Genasia (6 ottobre 1944), organizzano una manifestazione a ricordo dei partigiani del “Sap Montano” a Cà Genasia, sabato 3 ottobre alle ore 10.30. Interverranno Marco Panieri , sindaco di Imola, Francesca Merlini, vice sindaco di Riolo Terme, Gabrio Salieri, Anpi Imola e Anna Testa, Anpi Riolo Terme.
II battaglione “Sap Montano nella lotta ai nazifascisti”
Quando gli sviluppi della guerra di liberazione suggerirono la necessità di affrontare la nuova situazione derivata dalla liberazione di Roma – 4 giugno 1944 – e dalle forze tedesche in ritirata, il Comando unico Emilia Romagna, in accordo col Comando partigiano del Cln di Imola, convenne sull’opportunità di costituire una unità partigiana omogenea di media entità nelle colline alla sinistra le località di Torano, Montecatone, Monte della Valle, Casalfiumanese; e sulle colline della destra, le località di Ghiandolino, Goccianello, Bergullo, Pediano, Toranello, Codrignano, Montemeldola. Alcune di queste fanno parte del Comune di Riolo Bagni. La nuova unità venne denominata “Battaglione Sap Montano” e in base agli indirizzi e agli obiettivi del movimento partigiano imolese, doveva essere unità avanzata di collegamento con la 36ª Brigata “Bianconcini” con la funzione specifica, nell’ipotesi di una ritirata dei tedeschi, di operare assieme a reparti di detta brigata ed altre Sap (Squadre di azione patriottica) e Gap (Gruppi d’azione partigiana) per la liberazione della città di Imola.
Così caddero Rino e Petit
“Sulla strada Imola-Codrignano, presso Cà Bellarosa Rino, Petit e Giuliano attaccarono un carro tedesco: un soldato rimase ucciso e il carico fu abbandonato nelle mani dei partigiani. Stavano portando le vettovaglie e le munizioni verso le basi partigiane quando arrivarono una quarantina di tedeschi con due autoblindi che li videro e gli diedero la caccia. I partigiani si prepararono a riceverli sotto Monte Tomba ma vedendo che le autoblinde non riuscivano a salire la strada fangosa, i tedeschi desistettero dall’ingaggiare il combattimento. La notte i partigiani decisero di lasciare la zona, Rino e Petit restarono a Cà Genasia. Nella mattinata giunse la notizia, portata da Aldo, che Rino e Petit erano morti. Attaccati dai tedeschi a Cà Genasia non erano riusciti a sganciarsi ed erano caduti con le armi in pugno. Non avevano accettato la resa. Tutto, nelle cascine semi-bruciate, diceva della durezza della lotta combattuta. Non un centimetro di muro era stato risparmiato dal fuoco, dalle schegge delle bombe a mano ed alle pallottole dei mitra. I due partigiani si erano difesi sparando dalle feritoie e le lunghe raffiche del ‘parabello’ per avere il quale Rino aveva sfidato la brigata nera e gendarmerie tedesche in un lungo viaggio nella bassa imolese, i colpi del moschetto avevano inchiodato gli assalitori per lungo tempo dietro ai pagliai e ai ripari naturali. Rino e Petit avevano resistito fino all’ultimo respiro, la posizione dei corpi lo testimoniava e ciò che restava e ciò che era rimasto, ciò che il fuoco aveva risparmiato di loro, stava ad indicare con quanta fede si possa servire la causa”.