A inizio ‘800 abitavano a Palazzo Tozzoni il conte Giorgio Barbato Tozzoni e la sua giovane e bellissima moglie, Orsola Bandini. I due vivevano felici e circondati dai loro cari, quando improvvisamente il loro adorato figlioletto cadde malato e nel giro di pochi giorni si spense, ad appena due anni. La cara Orsola non si riprese mai, e si consumò lentamente fino a morire, con grande dispiacere di tutta la città. Il povero conte ne uscì distrutto: piangeva e si disperava senza sosta, invocando inutilmente la defunta.

Il triste Giorgio probabilmente non sarebbe sopravvissuto al proprio dolore se una mattina non si fosse svegliato con in testa una strana idea… Senza badare alle spese, fece chiamare un noto artigiano bolognese e gli ordinò di fabbricargli una grande bambola di stucco e di stoffa, che fosse in tutto e per tutto la copia esatta della sua amata.

La bambola del conte di Palazzo Tozzoni a Imola

Quando fu pronta, il vedovo fu ben contento di ritrovare in essa le fattezze, gli abiti e perfino i capelli della bellissima contessa. Congedato l’artigiano, con molta cura ripose la bambola in un ampio armadio nella propria camera da letto, chiudendolo a chiave. Ogni sera, assicuratosi che tutti nel palazzo dormissero, il Barbato tirava fuori il fantoccio e passava le ore in sua compagnia, perdendosi in lunghe conversazioni immaginarie, incapace di rassegnarsi alla scomparsa di Orsola.

Fu così per molto tempo, nonostante il conte si fosse risposato. Poi, in un nebbioso giorno del 1873, anche Giorgio se ne andò per sempre. A lungo andare la bambola fu dimenticata dagli imolesi, che per anni erano stati al corrente di questa e di tante altre stranezze del conte.

Nel 2005 il palazzo, ormai museo civico, venne completamente restaurato. Una mattina un’addetta alle pulizie andò a spolverare il vecchio armadio del conte… La donna lo aprì e subito gridò per lo spavento, credendo di aver visto un cadavere adagiato sul fondo. Tuttavia a un secondo sguardo si rese conto che quella macabra figura non era altro che uno strano e antico fantoccio di pezza. Subito ne informò i restauratori, che cominciarono a ricostruire pezzo dopo pezzo la singolare storia della contessa Orsola e di suo marito Giorgio. La bambola dunque fu spostata nell’archivio del palazzo, dove è rimasta al riparo da occhi indiscreti fino al 2016, quando è stata finalmente esposta al pubblico, ripulita da capo a piedi, ancora affascinante in tutta la sua bellezza.

(Ginevra Gambi)